Cultura
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09/04/2009 00:59

Il disordine del Barocco e l’ordine del petrolio: un Sud Est da perforare

di Redazione

Caro Andrea Camilleri – Scrivere queste righe mi costa: mi costa per la riconoscenza che ti devo; mi costa perché sei stato il primo a mettere sulla pagina un’ironia tutta “orientale sicula”, finalmente negando quell’insopportabile luogo comune che vorrebbe la Sicilia letteraria come un blocco unico (dimenticando, per esempio, che a Palermo, i greci, non sono mai arrivati);
 
mi costa perché penso che il “Meridiano” te lo sei meritato; perché sono un fan di Catarella; perché sei l’erede di Nino Martoglio; perché sono abituato a comprendere le ragioni delle persone più grandi di me, e quelle pagine “politiche” dei tuoi libri le leggo alla luce di quanto Francesco Durante mi ha detto qualche giorno fa, a Ravello: “Fino a qualche anno fa sarebbe stato impensabile la figura di uno scrittore non engagée”; mi costa per motivi privati e per motivi pubblici; mi costa e basta. Ma proprio per questo devo dirtelo: come ti è venuto in mente di scrivere che, per cercare il petrolio, stavano per trivellare il sagrato del Duomo di Noto?
 
Mi riferisco all’appello che hai lanciato dalle pagine di Rep. contro la società petrolifera americana “Panther Eureka”. L’unica spiegazione che posso darmi è che tu, abitando da tanto tempo a Roma, sei stato vittima dello stesso luogo comune che infesta la mente di quei viaggiatori estivi (che, tra l’altro, del barocco se ne fottono, più interessati alle sahariane da mettere in valigia), luogo comune che vorrebbe “la” val di Noto (ma come ti è venuto in mente di scrivere “il” Val di Noto) come un unico territorio pieno di ricchezze architettoniche (una specie di megalopoli immensa e tardo-barocca), mentre si tratta, come è normale che sia, di qualche piccolo e splendido paesino, ma con in mezzo un sacco di campagna, dove qualche piccolo e fruttifero buchetto si potrebbe fare senza arrecare nessun danno al paesaggio. Te lo confesso: qualcosa che mi fa veramente “orrore” (come hai scritto tu, “orrore, al di là del colore politico”) c’è, e sono quei turisti “mordi e fuggi”, in caftano, che si fermano, scendono dalla macchina, guardano, dicono “ma che bel paesaggio”, e poi se ne vanno nei dammusi e nei bagli. Te lo dico per metà come figlio di una famiglia proletaria di Porto Empedocle, e per l’altra metà come figlio di una famiglia che palazzi e chiese, a cui l’Unesco ha regalato il titolo di patrimonio dell’umanità, li ha costruiti di tasca propria. Hai mai provato a telefonare, di notte, alle forze dell’ordine, mentre sei in questi sterminati “paesaggi” senza l’ombra di una trivella, ma con qualche porcilaia abbandonata e abbondanza di discariche abusive? Hai mai cronometrato quanto ci mettono ad arrivare? Hai mai provato a dar loro torto quando ti dicono: “Siamo soltanto due pattuglie” (che è vero, e torto non gliene puoi dare). Hai mai sentito parlare di corse notturne e macellazioni clandestine di cavalli? Di omertà e volgari ladri di polli? E furti e incendi e intimidazioni e omicidi? Tu scrivi, a proposito di texani e petrolio: “Questo significa distruggere, in un sol colpo e totalmente, paesaggio e storia, cultura e identità, bellezza e armonia, il meglio di noi insomma, a favore di una sordida manovra d’arricchimento di pochi spacciata come azione necessaria e indispensabile per tutti”. Andrea, sei sicuro che nelle campagne tra Noto, Modica, Palazzolo Acreide, ci sia il meglio di noi?
 
Ti scrivo perché il qualunquismo, da queste parti, abita la classe politica, e non il cittadino (che invece, dal benzinaio, riflette: noi abbiamo i tumori dovuti alla raffineria di Priolo, ma paghiamo la benzina a prezzo pieno, pur essendo una regione a statuto speciale, come la Val d’Aosta), la classe politica che quando parla di turismo non fa altro che vaneggiare di “pacchetti” e “distretti”, e lo fa da decine d’anni, al di là del colore politico. Non è invece che il petrolio possa portare ordine? Mettiamoci la maiuscola: Ordine? Non è che la Costa Smeralda l’hanno fatta i petrolieri? Andrea, ci sentiamo sempre di più come abitanti di una riserva indiana: i politici vengono a prendere voti, e i turisti paesaggi. Ci manca poco che, passando per andare al dammuso, ci veniate a dare il torcibudella in cambio di qualche “deliziosa manifattura dell’artigianato locale, orgoglio del distretto del barocco, offerto nel pacchetto turistico, pubblicizzato sul taxi a Londra”. Andrea, non ti ci mettere anche tu. Spero che altri scrittori siculi facciano sentire la propria opinione. Ma nel frattempo, Andrea, che fai, ci ripensi?
Ciao zione.
 
Ottavio Cappellani – IL FOGLIO –