Cronaca
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09/10/2025 09:52

Il maggiore dei Carabinieri perseguitava la ex e il suo nuovo amante. Lui è Maurizio Pappalardo

La relazione era iniziata quando lei aveva appena 17 anni

di Redazione

Maurizio Pappalardo, ex comandante del Nucleo Informativo del Reparto Operativo di Pavia, ora in pensione, già coinvolto nell’inchiesta Clean 2, è sotto processo per corruzione e per stalking nei confronti di una ragazza con la quale aveva avuto una relazione, cominciata quando lei era appena 17enne.

Le intercettazioni: “Noi siamo il potere”

Le intercettazioni agli atti dell’indagine raccontano uno spaccato di abuso di potere e relazioni personali usate dall’ex maresciallo come leva per vendette private. «Caro Alberto, il mio ristorante di Pavia ha il tartufo d’Alba… Che ne dici se un giorno di questi gli diamo una mano a finirlo?», scriveva Pappalardo nell’ottobre 2020, nel pieno delle restrizioni Covid. Quando l’interlocutore, un dirigente di banca, esprime dubbi sulla possibilità di spostarsi, l’ufficiale lo rassicura: «Ma ti conosco io… noi siamo il potere… Ti metto auto con scorta e arrivi tranquillo». Non si tratta solo di favori tra amici. Pochi giorni dopo, Pappalardo si offre anche di procurare un certificato per permettere ad Alberto e alla sua famiglia di raggiungere la casa di Cortina, garantendo piena disponibilità a «muovere anche i pezzi pesanti», se necessario. Ma l’inchiesta va ben oltre questi scambi di cortesie. Al centro del processo c’è la denuncia della ex fidanzata dell’ufficiale, una donna che all’inizio della relazione aveva solo 17 anni. Oggi trentenne, ha raccontato agli inquirenti un’escalation di atti persecutori subiti dopo aver deciso di interrompere il rapporto: copertoni dell’auto tagliati, minacce, pressioni sulla famiglia e tentativi di colpire economicamente il nonno pur di vendicarsi.

Lo stalking

Quando la fidanzata di Pappalardo decide di lasciarlo, la sua vita diventa un inferno. Prima le gomme dell’auto tagliate, poi addirittura il tentativo di far perdere la pensione al nonno. Nella banca in cui l’amico del maresciallo Alberto era dirigente lavoravano anche lei e un collega, Andrea Guazzi, con cui la donna ha una relazione coniugale.

Le lettere anonime

Anche lui finirà per essere una vittima del sistema Pappalardo. Guazzi, con cui la giovane aveva intrapreso una relazione extraconiugale, è stato bersaglio di lettere anonime inviate alla moglie e all’istituto di credito. Conseguenze devastanti: la rottura del matrimonio e la perdita del lavoro. Guazzi scopre tutto solo dopo l’arresto di Pappalardo e del maresciallo Antonio Scoppetta, ex componente del nucleo di polizia giudiziaria fedelissimo del pm Mario Venditti, indagato nell’inchiesta su Garlasco. Scopetta mandava le lettere per conto del capo: «Se mi mandi i nomi spedisco. Bisogna mandare 20 lettere in banca e vedere cosa succede. D’accordo?». «Sì», risponde l’ufficiale. L’anonimo scrive che «Guazzi utilizza l’azienda solo per intrecciare relazioni con impiegate che si piegano ai suoi voleri». Mentre in chat l’ufficiale si sfoga con un amico: «Si accorgerà che ha fatto la stronza (riferito alla ragazza, ndr ) con la persona sbagliata. Non sarò soddisfatto fino a quando non completerò l’opera. L’altro è stato mezzo ammazzato. Si pentiranno di aver pensato che io sia uno sfigato».

Il licenziamento

Pappalardo si vanta anche del suo potere: «Stretta forte amicizia con il capo di Guazzi. Massimo entro dicembre è fuori… ho la sua promessa che se non si sbrigano lo fa fuori lui brutalmente». Guazzi, difeso dall’avvocato Fabrizio Ventimiglia, ha già ottenuto un risarcimento nel processo con rito abbreviato a Scoppetta (condannato a 4,6 anni) ed è parte civile nel processo a carico di Pappalardo.

Lei non si è costituita parte civile

Nonostante il calvario, la ragazza non si è costituita parte civile. Proprio su questo punterà la difesa di Pappalardo. Anche se il suo tirarsi indietro potrebbe raccontare di una donna che, vivendo e lavorando a Pavia, forse è ancora terrorizzata.