Le lettere anonime
Anche lui finirà per essere una vittima del sistema Pappalardo. Guazzi, con cui la giovane aveva intrapreso una relazione extraconiugale, è stato bersaglio di lettere anonime inviate alla moglie e all’istituto di credito. Conseguenze devastanti: la rottura del matrimonio e la perdita del lavoro. Guazzi scopre tutto solo dopo l’arresto di Pappalardo e del maresciallo Antonio Scoppetta, ex componente del nucleo di polizia giudiziaria fedelissimo del pm Mario Venditti, indagato nell’inchiesta su Garlasco. Scopetta mandava le lettere per conto del capo: «Se mi mandi i nomi spedisco. Bisogna mandare 20 lettere in banca e vedere cosa succede. D’accordo?». «Sì», risponde l’ufficiale. L’anonimo scrive che «Guazzi utilizza l’azienda solo per intrecciare relazioni con impiegate che si piegano ai suoi voleri». Mentre in chat l’ufficiale si sfoga con un amico: «Si accorgerà che ha fatto la stronza (riferito alla ragazza, ndr ) con la persona sbagliata. Non sarò soddisfatto fino a quando non completerò l’opera. L’altro è stato mezzo ammazzato. Si pentiranno di aver pensato che io sia uno sfigato».
Il licenziamento
Pappalardo si vanta anche del suo potere: «Stretta forte amicizia con il capo di Guazzi. Massimo entro dicembre è fuori… ho la sua promessa che se non si sbrigano lo fa fuori lui brutalmente». Guazzi, difeso dall’avvocato Fabrizio Ventimiglia, ha già ottenuto un risarcimento nel processo con rito abbreviato a Scoppetta (condannato a 4,6 anni) ed è parte civile nel processo a carico di Pappalardo.
Lei non si è costituita parte civile
Nonostante il calvario, la ragazza non si è costituita parte civile. Proprio su questo punterà la difesa di Pappalardo. Anche se il suo tirarsi indietro potrebbe raccontare di una donna che, vivendo e lavorando a Pavia, forse è ancora terrorizzata.