Spinto da correnti dalla Campania
di Redazione

Lipari – L’attesa di chi ha cercato per giorni Francesca Mansi, scomparsa il 9 settembre sotto il fango che ha investito Atrani, è finita ieri, quando lo zio ha descritto ai carabinieri di Amalfi i vestiti che la giovane indossava quel giorno: gli stessi di un corpo trovato al largo di Panarea, nelle isole Eolie di fronte alla costa nord della Sicilia.
È lei: l’unica vittima dell’esondazione del torrente Dragone, la venticinquenne di Minori che non era stata più ritrovata. Ne sono quasi certi in Procura, dove si aggiunge un dettaglio: c’era anche un cellulare nelle tasche dei pantaloni, lo stesso modello, spiega il pm Ernesto Sassano, di quello che aveva Francesca. Ora si dovrà verificare la sim.
Il riconoscimento ufficiale, in ogni caso – chiarisce il procuratore della Repubblica di Salerno, Franco Roberti – toccherà al padre, atesa per oggi.
A nove miglia da Lipari, fra le due isole, un sub ha individuato ieri mattina il cadavere di una donna in avanzato stato di decomposizione. Quando è stato issato su un gommone della Guardia costiera, ci si è accorti che il volto era irriconoscibile. Indossava però una maglietta bianca con un personaggio di Walt Disney, un paio di jeans neri e un paio di scarpe Converse All Star. Gli stessi abiti che Francesca indossava il giorno del disastro ad Atrani.
Francesca, la «ragazza della Costiera» cercata a lungo e invano nel suo mare, lavorava nel bar della piazzetta di Atrani. L’ultimo a vederla era stato Lello Rispoli, il suo datore di lavoro titolare della «Risacca».
Per salvarsi dal fango che aveva sfondato la porta chiusa e invaso il suo locale, l’uomo si era appeso al lampadario per non essere trascinato via. Fu un attimo, raccontò il figlio Antonio dopo la tragedia, riferendo la sua testimonianza, «e non la vide più».
«Signore ti ringrazio – è stata ieri la reazione di Raffaele, il padre, che nei giorni scorsi aveva rivolto diversi appelli alla politica perché si facessero più sforzi nelle ricerche -. Almeno avrò un luogo dove piangere mia figlia Francesca».
«Ho ricevuto una telefonata dei carabinieri di Amalfi, intorno alle 14,30 – ha raccontato – e da loro ho appreso che forse il corpo ripescato laggiù nelle acque siciliane era quello di mia figlia. Potete capire bene cosa ho provato in quegli attimi, il tumulto di sentimenti. Nella mente ha iniziato a girare il film di una vita trascorsa con Francesca».
Raffaele Mansi in serata, o al massimo questa mattina, raggiungerà l’obitorio di Panarea, dove effettuerà il riconoscimento: «Se ciò non fosse possibile, dato l’avanzato stato di decomposizione del cadavere – ha detto il pm Sassano – si procederà alla comparazione del Dna».
Il corpo di Francesca Mansi, trascinato al largo in mare dalla forza del fiume di fango dell’alluvione di Atrani, è stato sospinto nel suo «viaggio» verso le Eolie da una corrente stagionale di circa 3 decimi di nodo. L’analisi, sulla base di un modello matematico, stata effettuata da Roberto Sorgente, ricercatore di ruolo del Cnr, gruppo oceanografico di Oristano. Nonostante le carte delle correnti indichino per la zona di mare interessata un flusso da Sud a Nord, in realtà, spiega Sorgente, nel Tirreno meridionale «in questo periodo c’è la presenza di un vortice anticiclonico di correnti che procede in senso orario: parte approssimativamente dal golfo di Napoli e il suo ramo orientale si estende lungo la costa amalfitana, si dirige verso Ovest fino ad attraversare le Eolie. Prosegue poi ancora a occidente, ma tornando verso Nord».
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