L'inchiesta sul presunto riciclaggio
di Redazione

E’ il momento che Papa Ratzinger imponga chiarezza nelle finanze vaticane perché nello Ior (l’istituto per opere religiose) è rimasto appiccicato forse qualche vecchio vizio ereditato dalla gestione Marcinkus. Il Papa pochi giorni fa sollecitava più etica nella gestione delle banche mondiali, e ora paradossalmente si ritrova in casa una banca, appunto lo Ior, indagata per riciclaggio.
Scrive il «Corriere della sera» che «la Procura di Roma ha scoperto una serie di operazioni bancarie sospette effettuate sui conti dello Ior aperti in banche italiane. Per i magistrati sono serviti a riciclare il denaro di alcuni clienti dell’istituto di credito della Santa Sede. I pm ipotizzano l’esistenza di prelati prestanome. Oltre al riconfermato sequestro di 23 milioni che dovevano finire il Germania ci sono indagini su altri 140 milioni di euro».
E uno dei prelati prestanome potrebbe essere don Evaldo Biasini, soprannominato «don bancomat», perché pronto a girare denaro di personaggi come il costruttore Anemone e il provveditore alle opere pubbliche Angelo Balducci, ex «gentiluomo del Papa», tutti personaggi della cricca interessata agli appalti dei Grandi Eventi.
In Vaticano esprimono «stupore» per l’iniziativa della Procura di Roma e sostengono che si tratta di quisquiglie che verranno presto chiarite. Dice il presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi: «La vicenda presenta solo un problema interpretativo e formale», ma i pm romani ribattono che gli indizi di un possibile riciclaggio a favore di importanti clienti riservati ci sono tutti, anche perché esistono troppi bonifici senza motivazione e senza destinatari conosciuti.
Per il sistema economico del Vaticano non sono tempi allegri perché l’Unione europea ha detto chiaramente che i privilegi fiscali concessi dallo Stato italiano alle attività religiose debbono essere aboliti trattandosi di attività commerciali in piena regola (alberghi, ristoranti, ecc.).
E’ tempo di mettere ordine e di fare trasparenza, cancellando del tutto i misteri del passato quando banchieri come Michele Sindona e Roberto Calvi usavano lo Ior per depositare il denaro sporco della mafia «santificandolo».
Che poi questo denaro si sia dissolto a causa di eventi internazionali e degli intrighi di mons.
Marcinkus è un’altra storia.
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