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01/03/2009 15:51

Il presidente Asi, Gianfranco Motta: Un parco ecoindustriale a Ragusa

di Redazione

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Ragusa –  Con l’avvio delle procedure, già autorizzate dalla Regione, di variante dell’area industriale di Ragusa il Consorzio ASI vuole costituire l’occasione per poter dare un segno diverso allo sviluppo industriale del comprensorio ragusano.

        Segno che deve essere collegato al concetto di sviluppo sostenibile, ossia uno sviluppo rispondente alle esigenze del presente ma che non comprometta la capacità delle generazioni future a soddisfare le proprie.

       La proposta che abbiamo sottoposto al vaglio delle diverse categorie e delle istituzioni prevede la nascita di una area industriale, secondo il modello dello sviluppo sostenibile. Essa potrà avere positive ricadute non solo per l’impiego di tecnologie innovative, ma anche per l’impegno in rinnovati rapporti di collaborazione tra i soggetti imprenditoriali, cittadini e autorità locali.

       Come è noto l’area del Consorzio ASI di Ragusa presenta un grado di saturazione pari al 100%.  Nel corso degli ultimi anni, a seguito di una crescita esponenziale di richieste per l’assegnazione di lotti, la domanda di insediamento all’interno dell’agglomerato di Ragusa è stata dirottata  verso l’agglomerato ASI Modica-Pozzallo che è anch’esso  in via di saturazione, mentre nel comprensorio ipparino è previsto un  terzo polo che ospiterà le imprese correlate all’agro-industria.

       Si profila, dunque, sempre di più, la necessità di sostenere lo sviluppo economico del territorio  attraverso la predisposizione di aree per  l’insediamento del potenziale di crescita espresso da diversi settori produttivi (dell’agroalimentare, chimica, alluminio, edile e dell’arredamento) e  delle  infrastrutture necessarie alla crescita degli stessi.

       Si rende quindi indispensabile ampliare l’Area di Ragusa, e in una prima fase è opportuno razionalizzare ed ottimizzare le stesse aree esistenti  con il recupero di spazi da destinare ad attività produttive, commerciali e di servizi.

       In questo contesto il tema che ci si pone non è se, bensì come realizzare nuove aree industriali. Nella nostra realtà una simile scelta non può certo prescindere dal contesto socio-economico ,dal rapporto con un territorio che deve sentirsi arricchito di nuove risorse e  non penalizzato dalla presenza di nuovi insediamenti produttivi.

       Si tratta di saper conciliare le vocazioni produttive con il patrimonio ambientale in un modello di area ecoindustriale  in cui si afferma un nuovo equilibrio tra gli interessi del sistema produttivo e i vincoli ambientali per costruire la dimensione sociale dello sviluppo sostenibile.

       Riteniamo pertanto che gli eco-parchi industriali rappresentino una strategia per attuare il concetto dell’ecologia industriale, attraverso la collaborazione tra le imprese, tra imprese e istituzioni, tra imprese- istituzioni e territorio.

       Una prima definizione di parco eco-industriale è stata proposta dalla  associazione americana per lo sviluppo sostenibile già dieci anni fa. Secondo tale definizione, un parco eco-industriale è “una Comunità di imprese che cooperano tra loro e con la Comunità locale per ripartire efficientemente le risorse (informazioni, materiali, energia, infrastrutture ed ambiente naturale), con l’obiettivo di perseguire l’efficienza economica, la qualità ambientale ed un equo sviluppo delle risorse umane nelle aziende e nella Comunità locale”.

       Un’altra definizione che ha incontrato una vasta accettazione tra gli esperti afferma che un parco eco-industriale è “un sistema industriale progettato per gli scambi energetici e dei materiali, che minimizzi l’utilizzo di energia e di materie prime, riduca la produzione di rifiuti e sviluppi al suo interno relazioni economicamente, ecologicamente e socialmente sostenibili”.

        A dire il vero lo sviluppo di tali parchi è ancora ad uno stadio iniziale, nonostante negli ultimi anni tale concetto si stia diffondendo in seno ai progetti orientati allo sviluppo economico sostenibile e la crescita maggiore si riscontra negli Stati Uniti, seguiti dall’Europa, dal Canada.

          Anche se alcuni progetti di ricerca hanno tentato di identificare le caratteristiche essenziali dei parchi eco-industriali, attualmente non esiste chiarezza in materia ed una codificata definizione per la loro realizzazione.

       Ciò nonostante le esperienze di ecologia industriale  si stanno affermando secondo alcuni criteri particolarmente diffusi che si possono così riassumere:

un network di imprese all’interno di una regione che utilizza alcuni sottoprodotti piuttosto che scartarli come rifiuti (per esempio in Austria e Inghilterra);
un insieme di imprese che utilizzano tecnologie ambientali o che producono prodotti verdi. Spesso in tali parchi è incluso un centro di ricerca, si svolge una funzione di dimostrazione di tecnologie innovative e si pone l’accento sul tema dell’educazione ambientale, della ricerca e dello sviluppo (simili esperienze si sono avviate  in Francia, Austria, Svezia e Polonia)
oppure area industriale progettata intorno ad un singolo tema ambientale (per esempio, un parco che utilizza energia solare o eolica,…) come in Inghilterra;
e ancora, parco in cui è particolarmente curato l’inserimento di edifici ed infrastrutture nell’ambiente circostante e che utilizza metodi di progettazione e tecniche di costruzione eco-compatibili. In molti casi tali parchi sono sviluppati all’interno di progetti di rigenerazione o decontaminazione di aree industrializzate (come in Germania)
oppure la realizzazione di un’area mista commerciale, industriale e residenziale dove le imprese cercano di rafforzare la propria collaborazione attraverso lo scambio di energia, acqua e rifiuti.
       In pratica  si  è avviato un percorso che partendo dagli elementi che contraddistinguono un ‘area industriale  conduce  al  nuovo concetto di AREE INDUSTRIALI SOSTENIBILI.

        Ed è all’interno di questa cornice di esperienze che vogliamo delineare l’obbiettivo di affermare anche  in questo territorio   nuovi principi  strumenti e metodi  di  orientamento allo sviluppo sostenibile.

       Imprese ed intellettuali, Istituzioni pubbliche e comunità scientifica, rappresentanze di categoria e mondo della politica  sono chiamati  a condividere  le nuove gerarchie dello sviluppo  per un territorio, come il nostro, che in misura crescente è chiamato misurarsi con le problematiche connesse alla formazione orientata al miglioramento dell’ambiente, alla gestione innovativa  di sistemi energetici collettivi, a nuovi rapporti tra verde e insediamenti produttivi, alla purificazione e riuso dell’acqua, alla gestione  del ciclo di vita dei prodotti  allo scambio dei rifiuti.

       Con questa prospettiva un’area industriale non è più considerata un mezzo per raggiungere solamente risultati economici, bensì strumento  di sviluppo alternativo.

       Una comunità, insomma, che si sente arricchita dalla nascita di nuovi insediamenti produttivi e non interpreta  le aree industriali  come porzioni di territorio  sottratte  all’equilibrio  ambientale  e paesaggistico.

       In questa città, che vuole valorizzare al massimo un sito di archeologia industriale con un museo, che ospita  opere  riconosciute patrimonio dell’umanità, che vanta anche antiche tradizioni industriali, come detto in precedenza si può sviluppare ulteriormente questa consolidata capacità di conciliare le vocazioni produttive  con il patrimonio ambientale, culturale e paesaggistico.

       Alle classi dirigenti, agli intellettuali, alle categorie economiche spetta la responsabilità dell’impegno a sviluppare un rinnovato equilibrio tra gli interessi del sistema produttivo e  i vincoli  ambientali. In una comunità dinamica questo nuovo equilibrio tra interessi diversi esalta l’affermazione dell’etica nell’economia ed accresce la vera ricchezza di un territorio: cioè la dimensione sociale  dello sviluppo.

Ph. Laura Moltisanti