di Redazione


Ragusa – Nasce per gemmazione, nella seconda metà degli anni settanta, l’industria dell’alluminio in provincia di Ragusa.
Un gruppo di imprenditori bresciani decide di impiantare uno stabilimento per la fusione dell’alluminio nel capoluogo ibleo. Correva l’anno 1973 e a Ragusa nasceva la fonderia Almer.
La presenza sul territorio di un’impresa così importante indusse parecchi artigiani ad affiancarsi. E a inventarsi un lavoro, la lavorazione di quei profilati che tanto successo ebbero nelle abitazioni di allora, e persino nei cimiteri, dove l’anodizzato faceva bella mostra di sé nelle moderne cappelle gentilizie.
Facile da manutenere, capace di resistere al freddo e al caldo, l’alluminio soppiantò il legno.
Un’azienda di Modica all’inizio degli anni Ottanta brevettò persino il processo di piegatura dell’alluminio, che portò nella città della Contea attenti industriali giapponesi ad apprendere con umiltà.
Ma la parabola del successo dell’alluminio tradizionale registra oggi il suo picco più basso. La recente sensibilità verso la preservazione dei centri storici, il riconoscimento Unesco che ha baciato Ragusa, Modica e Scicli, ha posto ad architetti, mastri e capimastri il problema di far coesistere utilità ed estetica, praticità dei materiali e rispetto dello stile architettonico tardobarocco del Val di Noto.
Parte da questa consapevolezza la partecipazione del Distretto dell’alluminio, nato su iniziativa dell’Asi di Ragusa, ai bandi europei che consentono ai distretti produttivi di essere riconosciuti come filiera economica. Il 10 gennaio la richiesta di finanziamento che ha raccolto 137 adesioni, coinvolgendo imprese di Ragusa, Siracusa, Catania ed Enna, per un indotto diretto stimato di 1228 lavoratori.
Cosa chiedono le imprese dell’alluminio? Hanno fatto un piano di investimento di un milione 530 mila euro, di cui 612 mila a carico della Regione Siciliana, e la parte restante dall’Unione Europea e dagli stessi operatori.
Per fare cosa? «Un osservatorio, uno sportello per innovazione, attività di internazionalizzazione e fieristiche, la ricerca orientata a nuove applicazioni , un marchio distrettuale, l’aggiornamento delle maestranze», spiega Gianfranco Motta, presidente del Consorzio Asi di Ragusa.
Oggi la nuova frontiera è la lavorazione dei profilati, dei panetti e della schiuma di alluminio. E dell’alluminio finto legno, sino alle applicazioni dell’alluminio al fotovoltaico.
I nuovi poli dell’economia iblea
Agricoltura e turismo. Falso. Il secondo rappresenta solo il 3,5% dell’economia iblea ed anche a voler essere ottimisti occorreranno decenni prima che raggiunga una percentuale a due cifre. Turismo quindi come settore complementare .
Qual è allora l’altra gamba dell’economia, a fianco alle produzioni ortofloricole? Il polo informatico e del software. Non ha dubbi il presidente dell’Asi di Ragusa, Gianfranco Motta.
A Ragusa insistono aziende, leader nel Paese per software gestionali per la grande distribuzione commerciale , programmi per la pubblica amministrazione , catalogazione dei beni culturali, insomma software di alto livello. A Ragusa ha sede un importantissimo Centro di vigilanza beni mobili e immobili. Le due Ferrari del principe di Monaco sono videosorvegliate da un’azienda del polo informatico ragusano.
«Il sistema pubblico della formazione non ci fornisce le figure professionali di cui abbiamo bisogno – dice Gianfranco Motta, – corriamo il rischio di essere costretti a fare ricorso agli ingegneri indiani. Il privato è costretto a fare sempre più da sé». Un esempio? «Le infrastrutture. La dorsale nazionale della fibra ottica si è fermata a Catania. Nell’area Asi di Pozzallo speriamo di poter avere la fibra ottica grazie ad un investitore privato di rilievo nazionale che si aggancerà alla rete di Malta e che la irradierà attraverso la palificazione Enel e della Ferrovia».
ph. Laura Moltisanti
© Riproduzione riservata