di Redazione
Che fine hanno fatto le politiche turistiche? No, non è una provocazione. E a lanciare l’allarme, preoccupato per l’andazzo del settore che avrebbe dovuto essere tra quelli trainanti, per l’economia iblea, e che, invece, dopo anni di lustro, adesso sembra stia conoscendo l’inizio del tunnel, è il presidente del Consiglio provinciale. Giovanni Occhipinti parla a ragion veduta perchè, oltre ad essere manager turistico, e a sapere bene di quale argomento si parla, per anni ha affrontato la questione anche sul piano politico, prima, per quattro anni e mezzo, come presidente della commissione al ramo alla Provincia regionale, poi, per un anno, come assessore comunale al Turismo nel capoluogo ibleo.
«C’è grande disattenzione da parte degli enti locali – afferma Occhipinti – per quanto concerne la necessità di coltivare un aspetto che ormai dovrebbe fare parte integrante della nostra mentalità politica e che invece, al di là delle frasi di circostanza, stenta ancora a trovare una precisa applicazione. L’assenza di assessorati al Turismo alla Provincia regionale, ad esempio, o la mancanza di adeguate sinergie tra gli stessi assessori al ramo, impedisce l’adozione di tutte quelle misure, ad ampio raggio, che dovrebbero consentire di calamitare l’attenzione dei visitatori, di chi sceglie l’area iblea come meta prediletta per i propri viaggi. Non parliamo, poi, della cultura dell’accoglienza, che di fatto non esiste nell’area iblea, ma si pensa, piuttosto, solo a spennare i turisti come i polli, non rendendosi di fatto conto che quella che si avrà, così, sarà solo una pubblicità negativa che danneggerà in maniera irreversibile tutto il poco di buono che si è cercato di fare con il riconoscimento Unesco, la creazione di percorsi barocchi o di altre realtà come le strade del vino o, ancora, l’attivazione dei luoghi di Montalbano che sfruttano l’onda lunga del serial televisivo e che, però, non potrà mai essere eterno. Per questa ragione abbiamo bisogno di scelte chiare, condivise e il più possibile adeguate per la creazione di politiche turistiche ad hoc. Anzi, dobbiamo proprio partire da zero, sapendo che, ad esempio, l’Aapit non ha mai contribuito, in maniera reale, a fornire un supporto a quello che avrebbe dovuto essere un nostro cruccio sin dall’inizio dello sviluppo di questo filone. Mai come in questo momento, a livello regionale e nazionale, si concentrano molte attenzioni e risorse verso lo sviluppo turistico. Appare tuttavia evidente la mancanza di figure professionali adeguatamente formate, che sappiano contribuire alla valorizzazione turistica di un territorio o di una località».
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