Cronaca
|
17/01/2009 00:28

Il tunisino arso vivo non è più in pericolo di vita

di Redazione

Non è più in pericolo di vita il tunisino di 29 anni, bracciante agricolo, bruciato vivo mercoledì a Roccazzo, frazione di Chiaramonte Gulfi, da un gruppo di connazionali ricercato per tentato omicidio. La vittima si trova ricoverata al centro grandi ustioni di Palermo, dove i medici hanno stabilizzato le condizioni cliniche.

Il decorso posto operatorio sarà comunque lungo avendo il tunisino riportato ustioni di secondo e terzo grado sul 40% del corpo. Secondo i carabinieri il tentato omicidio sarebbe maturato per motivi economici nella comunità tunisina che, a Roccazzo, è simile ad una famiglia allargata. Così si spiegherebbe il muro d’omertà: nessuno tunisino è disposto a denunciare uno di loro. Esclusa quindi la pista xenofoba così come non c’entrerebbero nulla i romeni e gli albanesi, presenti in numero minore e anche loro impiegati nei campi.

Era stato un branco composto da tre o quattro tunisini a ridurre in fin di vita l’immigrato, lanciandogli un secchio di benzina da un’auto in corsa in piazza Arciprete Curatolo. Gli aggressori hanno accerchiato il tunisino, dandogli fuoco con un fiammifero per poi fuggire. Sono stati i residenti a salvare la vita all’immigrato, praticamente una torcia umana in movimento, spegnendo le fiamme con i loro stessi indumenti e con numerose secchiate d’acqua.

 

Corrierediragusa