Catania dà l’ultimo saluto a Santo: “Morte ingiusta, tutta la città soffre”
di Redazione

Catania – In cattedrale a Catania l’ultimo saluto a Santo Salvatore Giambattista Re, il pasticciere trentenne del bar Quaranta ucciso a coltellate lo scorso venerdì pomeriggio a Ognina dopo una discussione con un parcheggiatore abusivo straniero di 37 anni che è stato arrestato. A officiare i funerali l’arcivescovo di Catania, monsignor Luigi Renna: “Accanto a Santo e ai suoi familiari, oggi tutta Catania soffre, riflette e non vuole perdere la speranza. Tutta Catania soffre con chi soffre, con voi, cara moglie di Santo e cari genitori, preghiamo perché la sofferenza rimanga lontana dalla bimba che è nata dall’amore. Soffre tutta la gente di Ognina, quel borgo laborioso e accogliente che è stato ferito. La sofferenza è grande, perché questa morte è diversa dalle altre, non è la morte per malattia o perché si è raggiunta una veneranda età. Santo è stato colpito all’improvviso, è una morte ingiusta come tutte le morti violente”.
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“Noi dobbiamo avere grande fiducia nella giustizia, questo episodio rimanga un monito per gli altri. In qui momenti terribili della morte, dalla bocca di Santo sono uscite le parole: ‘Dio mio, Dio mio’. E’ a lui che si è affidato il nostro Santo. Tutta Catania soffre, ma tutta Catania riflette perché la sofferenza non ci fa dimenticare la ragione e i sentimenti. La morte di Santo è la morte di un uomo che ha lavorato, mentre sappiamo che tanti vivono di espedienti. Lui tornava a casa dopo una giornata di lavoro, era un uomo onesto, perché l’uomo che lavora è un uomo onesto. Era un uomo che sapeva aiutare, aveva spesso donato qualcosa a chi l’ha ucciso. Santo era un uomo disarmato, in una città che delle armi ne fa un idolo, non per difendersi ma per attaccare. Quando si è onesti non si porta un’arma in tasca”.
“Il nostro sguardo va da Santo a chi l’ha ucciso, A chi vive di espedienti, stranieri e catanesi, quei posteggiatori che pretendono, dietro c’è un degrado grande, dietro ci sono situazioni in cui non ci si sta più con la testa. E il degrado produce altro degrado. Noi dobbiamo essere quel popolo di Catania che vuole continuare a sperare. Catania vuole risorgere e credere della legalità, eliminando alcune formule di chi vive racimolando spiccioli negli angoli delle strade. Bisogna togliere le armi a disposizione. Catania vuole risorgere per eliminare chi vive di espedienti e aiutare i tanti lavoratori, come voi della pasticceria Quaranta che vedo qui numerosi”.
“Catania non deve essere più questa, non dipende dal destino, ma dalle forze di tutti noi, amministrazione, Chiesa, cittadini. Il sacrificio di Santo non cadrà nel vuoto, quest’uomo laborioso ci insegnerà tanto. No alla vendetta. La vendetta è di chi porta le armi in tasca e provoca morte, la nostra società non troverà giustizia nella vendetta. L’amore è più forte della morte, di ogni violenza e di ogni paura. La speranza portiamola nei nostri cuori”.
Non riuscendo a trattenere commozione e lacrime, a prendere la parola alla fine delle esequie anche la sorella di Santo Re: “Scusa Santo se non sono riuscita a difenderti, tu che eri il piccolo di casa. Quel giorno sei venuto da me sanguinante, chiedendomi aiuto. Scusa, se non sono riuscita a salvarti. Scusa, perché tu eri troppo buono e non sei riuscito a difenderti. Scusa, perché non potrai vedere crescere tua figlia e cantare le tue canzoni preferite. Oggi siamo qui tutti insieme a te, siamo con la tua amata Sant’Agata con il tuo ‘sacco’ e la tua ‘medaglietta’ e siamo certi che lei ti accoglierà e proteggerà. Vogliamo ringraziare i medici e tutto il personale dell’ospedale Cannizzaro che hanno fatto di tutto nel disperato tentativo di salvarti, le forze dell’ordine e tutti quelli che, con un messaggio o un gesto, ci sono stati vicini in questi giorni. Adesso a nome di Santo alle istituzioni chiediamo giustizia, certezza della pena e azioni immediate per la sicurezza di tutti i cittadini. Ciao Santo, ti amiamo tutti quanti, fai buon viaggio”.
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