Cultura
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25/06/2008 00:21

In morte di Claudio Capone, voce

di Redazione

Claudio Capone è morto senza preavviso, lasciando increduli quanti senza averlo conosciuto, e mai neppure visto in foto, lo amavano.
Dire Capone, per chi fa televisione, anche nelle province più remote dell’impero, era dire tutto: la voce di Quark, il valore aggiunto dell’autorevolezza, della capacità persuasiva della voce, del potere occulto delle corde vocali.
Si montava uno spot “buono” e ci chiedevamo: “Facciamo fare la voce a Capone?”
Spesso si ripiegava sulla sua agenzia, una fornace in grado di dare corpo e sostanza a qualunque personaggio maschile o femminile  in cerca di voce per il doppiaggio.
O più banalmente, si diceva al nostro bravissimo Riccardo Maria Tarci: “Fai la voce alla Capone”.
Così per gli spot di Falla, Venticinque, Susino.
Capone non era un volto e nessuno di noi si era mai chiesto che faccia avesse. Eppure, con Uccio Pazienza, ne parlavamo come potremmo parlare di un collega di Video Mediterraneo o di Video Regione.
Nell’immaginario di chi vive in queste desolate lande, dove pure si coltiva la passione per la tv e per le videoproduzioni (documentari, spot, e simili) ci sono alcuni miti che si alimentano dell’assenza, come Mina nel mondo della canzone.
Claudio Capone è sempre stata una voce, la voce; come Daniele Sassi è Nonsolomoda: anche lui senza volto, ma solo corde vocali.
Alessia Scarso, altra professionista con cui in questi anni ho incrociato le collaborazioni, mi raccontò qualche tempo fa dell’emozione che provò quando incontrò la voce di Lady Oscar.
Chi è nato negli anni Settanta, o giù di lì, ricorda Lady Oscar, “la cui spada fischia, non delude mai”, come un totem, un personaggio in grado di suscitare emozioni fortissime.
O di quando chiese a Rino Bolognesi, la voce di John Wayne, di prestare la voce per un docu-film su Modica.
E chi non si emoziona alla voce di Quark, si sarà emozionato alla voce di Ridge, in Beautiful. Anche quella era di Claudio Capone.
Un mondo dove il mestiere si tramanda di padre in figlio, quello dei doppiatori. Figlio d’arte, Capone apparteneva a quella schiera di professionisti che lavorano nell’ombra, ma fanno la differenza.
Non ci siamo conosciuti, ma sei stato un maestro di professionalità.
Eri il tuo lavoro, sineddoche di esso, la parte era diventata il tutto per te.
Caldo, rassicurante, autorevole: ci mancherai Claudio.