di Redazione

Non posso dire di essere stato un fan di Michael Jackson. Ma non posso nemmeno negare di aver ballato infinite volte “Don’t stop ’till you get enough” e di aver ascoltato con relativo piacere “Thriller”. E non c’è dubbio che sia stato, nel bene e nel male, una delle “icone” del novecento pop.
La sua musica, quella dal 1979 in poi, era il frutto di uno straordinario crossover, che aveva mescolato pop, rock e black music in un unico fantastico calderone. Jackson aveva approfittato della morte del rock per proporre al pubblico giovanile bianco qualcosa di divertente e allo stesso tempo spettacolare, epico e romantico, musica di consumo con una buona dose di raffinatezza (dovuta certamente alla collaborazione di Quincy Jones). E poi sapeva cantare, davvero.
Il talento? Non saprei dire se lo avesse davvero, perchè a ben guardare i dischi che possono essere ricordati sono solo due, “Off the wall” e “Thriller”. Il resto è noia e ripetizione. Però, di certo, aveva sufficiente scaltrezza e saggezza di mercato, per diventare per qualche tempo l’artista più famoso del mondo, copiato in tutte le salse da chiunque.
Poi c’era l’uomo, e qui il discorso di fa più difficile, perchè la vita privata di Jackson è segnata da infinite ombre. Da quelle della sua adolescenza, con un padre violento e severo, a quelle della maturità, con questo suo incredibile e inesausto desiderio di essere qualcun altro, di cambiare faccia e pelle, di non essere più quello che era stato. Mostrificato dalle operazioni di chirurgia plastica, Jackson aveva perso anche l’affetto dei milioni di fan che aveva conquistato, che vedevano in lui non più l’eterno ragazzo ma un malato di mente difficile da controllare, con le sue camere iperbariche, il viso coperto quando andava in giro, e mille altre follie che, nei confronti dei figli, diventavano addirittura nefandezze.
Una fine triste, a cinquantuno anni, per un uomo di spettacolo che era salito in cima al mondo. Del quale, comunque, se proprio volessimo dimenticare tutto, resterà lo straordinario video di Thriller, che gli rende giustizia come musicista, come cantante, come ballerino, come coreografo.
Ernesto Assante
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