di Redazione

Si apre il tempo delle alleanze e in Sicilia se ne vocifera di una strabiliante: Totò “vasa vasa” Cuffaro nel Pd. Ma soprattutto, ecco chi ce lo vuole portare: Mirello Crisafulli
da: http://www.giornalettismo.com/archives/5875/cuffaro-pd-boss-crisafulli/
Si legge su Panorama di questa settimana, in un trafiletto intitolato “l’asse siculo-tedesco”, che Totò Cuffaro (Udc) e Vladimiro Mirello Crisafulli (Ds) starebbero in questi giorni discutendo fitto fitto. Cuffaro è un po’ arrabbiato con Raffaele Lombardo, che sta esautorando i suoi uomini in Regione, e starebbe meditando una svolta clamorosa: allearsi con il Partito Democratico – di cui Crisafulli è un esponente di primo piano – contro il centrodestra ma anche, secondo il periodico berlusconiano, “in barba ai veltroniani professionisti dell’antimafia“. I due ne starebbero parlando in questo periodo in Congo, dove sono arrivati per presenziare all’Internazionale della Democrazia Cristiana. E immaginiamo chi possano essere, nella vulgata politica dell’isola, i cosiddetti “professionisti“…
QUESTIONE MORALE, CHI ERA COSTEI – I più già potrebbero stringere il naso per un tale ingresso, visti i trascorsi di Cuffaro di cui proprio il Pd aveva criticato i festeggiamenti quando, arrivato a sentenza il processo che lo vedeva imputato, fu condannato “solo” a 5 anni per favoreggiamento semplice e rivelazione di segreto (ma senza l’aggravante di aver favorito Cosa Nostra). Ma chi è invece Vladimiro Mirello Crisafulli, novello scopritore di talenti e politico eccelso (dice di se stesso: “a Enna vincerei col proporzionale, col maggioritario e pure col sorteggio“) che vuol far fare al Pd questo azzeccatissimo acquisto? Secondo Panorama, assieme a Cuffaro sarebbe uno dei “pesi massimi” della politica siciliana. Secondo Abbate e Gomez (”I complici – Tutti gli uomini di Provenzano da Corleone al Parlamento“) è anche qualcosina in più. Soprattutto, è un amico: per la precisione, di Raffaele Bevilacqua, professione avvocato.
QUESTI HOBBIES DI OGGI – Bevilacqua però ha un hobby: è un “capomafia” di “terza generazione, borghese“. Tanto importante da partecipare nel 1991 ad una riunione molto ben frequentata: c’erano Riina, Provenzano e anche il catanese Nitto Santapaola. Insomma, i boss dei boss. E lui. Questo signore, dagli amici tanto importanti, entra prepotentemente nelle cronache quando, per sbaglio, gli investigatori si trovano tra le mani una videocassetta. Loro si aspettavano di trovarci le immagini relative ad un traffico di droga su cui stavano investigando e, invece, è spuntato altro: l’incontro pubblico all’Hotel Garden di Pergusa tra Raffaele Bevilacqua, appunto, e Vladimiro Mirello Crisafulli. Il grande fratello degli inquirenti ha captato anche la conversazione tra i due, aperta dall’immancabile bacio sulla guancia. Uno spaccato trasversale che partiva dagli appalti (si tratta di raccomandare per un disboscamento : “«Allora, per quei taglialegna», dice Bevilacqua, «avevi detto due». «Magari di più», risponde Crisafulli, «tre, quattro»”.) passando per la politica (“L’avvocato si lamenta di Piazza Armerina, un comune dell’Ennese, dove un rimpasto rischia di privilegiare candidati che non gli piacciono. «Spererei», dice, «che mi facessi contento questo gruppo. Se sono amici miei sono anche amici tuoi». Crisafulli ascolta”) fino ad arrivare alle richieste quasi esplicite, in relazione ad un appalto assegnato da Crisafulli a persone non gradite (la risposta è “fatti i cazzi tuoi”). Per queste frequentazioni, viene aperta un’inchiesta che però sarà archiviata nel 2004 perché, secondo i PM, non era provato che Crisafulli con quel colloquio avesse favorito Cosa Nostra. Malgrado sia ovvio pensare che il politico sapesse con che genere di persona si stesse intrattenendo, non avrebbe comunque dato seguito alle richieste del mafioso, “e quindi l’ascolto e la discussione” apparirebbero “piuttosto finalizzate a mantenere aperto un canale di collegamento”. Chissà con che cosa.
COMPITI A CASA – Ma il deputato ex diessino e d’alemiano di ferro, che ebbe a dire una volta ad undeputato di Rifondazione “Il mio concetto di legalità è più elastico del tuo”, poteva vantare secondo i due giornalisti anche un forte sistema di potere. “Capeddazzo“, come veniva chiamato, aveva la possibilità di contare su uomini diessini in molti dei posti chiave della politica ennese (era ds anche il presidente di Confidustria, per dire). Un sistema che lui stesso definisce “borderline con il codice penale” e che scricchiola lievemente quando scoppia lo scandalo del video. Anche se alla fine della storia, Crisafulli – che, comunque, era certo conoscesse molto bene un boss – viene quasi “promosso“: gli danno un posto sicuro nel collegio Sicilia 2 e viene eletto. Quando Antonio Di Pietro lo fa notare, “Luciano Violante gli replica che «non esiste alcun motivo di incompatibilità: Crisafulli è nelle stesse condizioni in cui si è trovato in passato Di Pietro, prima incriminato e poi assolto»”. Ah, beh, allora alziamo le mani. In attesa di baciarle.
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