Attualità
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17/06/2020 10:25

In ricordo del professore Delfino Siracusano

L'affettuoso ritratto di un discepolo, l'avvocato Fabio Lattanzi

di Avv. Fabio Lattanzi

In ricordo del professore Delfino Siracusano
In ricordo del professore Delfino Siracusano

Catania – Ore 10.30 sul cellulare compare un messaggio di Pasquale. Poche parole: “il professore Delfino Siracusano se ne è andato”. Non sono stupito, pochi giorni prima Pippo mi aveva avvertito: “il professore è ricoverato a Catania, sta molto male”. La vita è strana. Il Professore mi lascia poco dopo il mio atterraggio a Catania. Trasferta di lavoro, un interrogatorio delicato con il dottore Regolo e la dottoressa Tasciotti. Ovviamente la testa non è lì, è completamente rapita dal ricordo del mio Maestro. Un uomo speciale, a cui devo tutto e che mi ha insegnato tutto. Le cene passate insieme in delle bettole romane a discutere di diritto e processi. Gli spostamenti in motorino. Il giorno in cui eravamo sulla mia Vespa a via Nazionale e si affianca una macchina blu, il finestrino si abbassa, il professore Conso, allora Ministro della giustizia, che grida: “Delfino cosa fai lì”. Lui diverito, lo guardava e rideva.

L’interrogatorio prosegue, ma io non ci sono. Ogni tanto sul mio viso compare un sorriso. Il ricordo delle tante risate fatte insieme. Perdeva tutto e io mi divertivo ad infierire. Eravamo ad una cena e al termine indosso il suo impermeabile. Lui non lo trova, si agita, comincia criticare gli organizzatori. Gli chiedo che impermeabile era, gli dico come questo che indosso. Lui mi guarda e mi apostrofa con “fetuso sei!”. La parlata siciliana mi affascinava. Le sue lezioni universitarie rapivano gli studenti. Le discussioni in Corte di Cassazione suscitavano sempre i complimenti dei giudici. E lui mi dopo i tanti complimenti mi guardava e mi diceva: “mi fanno i complimenti e mi daranno torto”. L’etichetta e le regole era per Lui sconosciute. Totalmente distratto dal quotidiano e concentrato sul lavoro. Francesco racconta sempre quando uscì di corsa di casa per andare all’aeroporto e una volta arrivato lì si accorse di avere ai piedi le pantofole. Un uomo non meticoloso, non scrupoloso, ma semplicemente intuitivo e geniale.