di Redazione


“Spada di Fuoco” e “Becco d’Acciaio” hanno combattuto tutto il pomeriggio. “Fate una tregua”, dice un’amica di famiglia, intenta a distrarre i due fratellini. “Papà, che cos’è una tregua?”
Nel giorno della vigilia della sentenza della Corte d’Appello di Catania che deciderà se è ancora valido l’ordine di espatrio per i due bambini di Ispica contesi dal padre siciliano e dalla madre statunitense, il maggiore dei due fratellini apprende il significato della parola “tregua” mentre gioca con i “gormiti”, dei mostri di plastica che insieme al fratellino forgia in continuazione grazie a un forno giocattolo, facendone omaggio ai tanti amici del padre.
“Lo sai che nel mare di Ispica non ci sono pescecani?”, mi interroga il piccolo rassicurandomi sulla salubrità della zona. L’atmosfera è di attesa, di tregua, a poche ore dalla sentenza di domattina, ritenuta per molti versi decisiva. Si respira un’atmosfera di serenità, nessun livore, nessuna parola fuori misura. Come il tono sempre garbato e rassicurante dell’avvocato, sindaco, Piero Rustico.
Nel tardo pomeriggio di oggi anche il sen. Gianni Battaglia, dopo Minardo, Leontini, Mauro, e il presidente del consiglio di Ispica Dibenedetto, ha incontrato a Roma il ministro della Giustizia Mastella. “Nessun egoismo”, si sente ripetere a Ispica, “ma solo la tutela della salute psichica dei bambini. Questo deve prevalere su tutto”. La nonna dei bimbi offre acqua con buccia di limone agli amici del figlio, raccolti in una stanzetta che sembra un presidio multimediale: sul tavolo telefonini, computer, mailing, e collegamenti a internet senza fili. E proprio dalla rete e dagli sms arrivano messaggi di conforto, sorsi di solidarietà.
Il più piccolo ha sonno, il grande gioca, e in maniera fintamente distratta scruta, dissimula, cerca di rubare qualcosa dagli occhi dei suoi compagni di gioco adulti. Per capire se domani potrà continuare a giocare con “Spada di Fuoco” e “Becco d’Acciaio”, se la tregua prelude alla pace.
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