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05/09/2012 01:04

La canzone dell’estate 2012? Il Tuca Tuca

Quanto è attuale Raffaella Carrà

di Saro Distefano

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Raffaella Carrà
Raffaella Carrà

Ragusa – Ho casualmente scoperto che in tutte le discoteche d’Italia, e quindi anche in quelle che intrattengono giovani e meno giovani da queste parti più a Sud di Tunisi, le due canzoni più proposte e anche più ballate durante l’estate 2012 sono state, rispettivamente, nell’ordine: “Tuca Tuca” di Raffaella Carrà al primo posto e “Tanti auguri” di Raffaella Carrà al secondo posto. Il primo è un brano celeberrimo di Gianni Boncompagni scritto per la trasmissione Canzonissima del 1971. Il secondo è una sigla di un programma televisivo del 1978.

A me tutto questo può fare solo tantissimo piacere, perché, pur non frequentando le discoteche, il solo accenno a “tuca tuca, l’ho inventato io, per poterti dire, ti amo ti amo ti amo ti amo” mi riporta inevitabilmente ai tempi spensierati dell’adolescenza. Non solo: mi fa anche capire che l’industria della canzone e dello spettacolo in Italia è a corto di idee se deve rispolverare brani belli e famosi quanto si vuole ma pur sempre vecchi di oltre trenta anni in un caso e di oltre quaranta nell’altro.

Evidentemente non si riesce a trovare un genio dello spettacolo come Gianni Boncompagni (che col “gemello” Renzo Arbore ha scritto pagine indimenticabili, soprattutto della televisione italiana), oppure non se ne trovano perché proprio non ne esistono.

Ma potrebbe anche trattarsi semplicemente di coincidenze, di astrali movimenti che riportano in auge motivi e testi vecchi più dei genitori dei ragazzi che oggi li ballano nelle discoteche.

Quanto invece va sottolineato, secondo me, è il testo di “Tanti auguri”. Parole che dimostrano, secondo me, come nel 1978 l’Italia si fosse spinta molto avanti nella modernità occidentale, per poi ricadere (posso anche sbagliarmi) in un clima oscurantista che non permette canzoni di questo tipo, per quanto consenta alle televisioni di mostrate tette e culi – mentre la Carrà cantava e ballava fasciata da improbabili vestiti multicolori e svolazzanti ma con le gambe rigidamente coperte da calzemaglie in Kessler-style. Una canzone che, rileggendo il testo, metteva insieme ovvietà colossali (“se per caso cadesse il mondo io mi sposto un po’ più in là…”), ad affermazioni tanto esplicite quanto simpatiche (“i miei numeri tu li sai, il mio corpo è una moquette dove tu ti addormenterai”). Si intravede anche l’invito all’adulterio, altrimenti come interpretare “Tanti auguri a chi tanti amanti ha”. Ma del resto cosa si può chiedere a chi ritiene è bello far l’amore “Io son pronta e tu. L’importante è farlo sempre con chi hai voglia tu”. Ma il massimo – sempre tenendo presente che si tratta di una canzone del 1978 – è certamente la frase con la quale si dichiara di fatto l’amore universale: “Tante volte l’incoscienza è la strada della virtù litigare, litigare per amarsi sempre di più. Ma girando la mia terra io mi sono convinta che non c’è odio, non c’è guerra quando a letto l’amore c’è”. E bravo Boncompagni e brava anche la Carrà (che all’epoca erano fidanzati, ma presentatisi davanti un prete per regolarizzare). Quindi siamo tutti d’accordo: Come bello far l’amore da Trieste in giù. E se ti lascia lo sai che si fa: trovi un altro più bello che problemi non ha”.