di Redazione

Scicli, via San Nicolò, sabato 24 marzo. Un cavallo imbizzarrito, senza bardatura, si sfila dalla processione della Cavalcata di San Giuseppe. Innervosito dalla confusione, impaurito dalle auto, sfreccia verso le curve di contrada Balata, fuori controllo, mentre il cavaliere invano tenta di trattenerlo.
Non bisogna essere animalisti per provare paura.
Una agente della polizia municipale ripara dietro un palo dell’Enel, un’auto proveniente da Modica è costretta a una repentina manovra per evitare l’incidente. Due anni fa un cavallo è stramazzato a terra, è morto. Quest’anno è andato tutto bene. Ma è solo un caso.
Nessuno tocchi la Cavalcata.
E’ una tradizione secolare, che vede il sacrificio di decine di persone che per tre giorni lasciano lavoro, famiglia, per bardare con manti in fiori di violacciocca i cavalli.
Ma i sacrifici non giustificano la violenza, neanche quella involontaria. Nel Ventunesimo secolo si può pensare alle precauzioni. I poveri cavalli sono costretti a sfilare, a centinaia, a pochi centimetri gli uni dagli altri. Il cavallo è animale timido, pauroso, nevrile.
E sia: pare che i cavalli abbiano detto di essere abituati a portare il pesante manto di spugna intessuto di fiori che nulla ha a che spartire con la tradizione (la bardatura originariamente era minimalista, e non c’erano accenni al design della Lamborghini Diablo).
E sia: per qualche ora dovranno sopportare lo scafandro in testa. Ma è inaccettabile vedere bambini, figli dei cavalieri, che tirano la coda ai cavalli. I bambini sono ignari, i genitori no.
E’ inaccettabile che neanche un fantino porti il caschetto, che la cavalcata si snodi lungo un percorso in cui non ci sono transenne (via San Nicolò, corso Umberto), dove cavalli, macchine, moto, gente stanno tutti insieme. Forse è il caso di mandare le immagini a “Striscia”: senza pavimentazione in sabbia (costa troppo, al Comune regna il francescanesimo), senza controlli preventivi a sorpresa dei veterinari, senza distanze minime tra i cavalli, ferrati in maniera inadatta all’asfalto, con il rischio di scivolare.
E la sicumera di chi è a bordo di una moto con la marmitta truccata e non su un essere vivente. Non è una Cavalcata. E’ un’armata Brancaleone.
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