Economia
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09/10/2008 10:03

La crisi a Ragusa: arriva il mercato dell’usato

di Redazione

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La crisi economica apre nuove opportunità nel mercato. L’usato si fa spazio anche nel mondo dei consumi locali, perfino per coloro che fino a poco tempo fa era impensabile potessero acquistare prodotti non nuovi. “Ci accorgiamo di una tendenza singolare qui a Ragusa” – spiega Luca Migliorisi, titolare di Mercatopoli, un’azienda che appartiene a una catena presente in tutta Italia – che nel nostro negozio entrano più i consumatori del ceto medio e alto, che di quello basso: se l’operaio ragusano, pur vivendo oggi in ristrettezza, ha ancora vergogna di mostrare in pubblico la sua ridotta disponibilità al consumo, chi appartiene a un ceto medio non ha timore di risparmiare acquistando l’usato, perchè magari ha vissuto fuori e ha avuto a che fare con la cultura legata a questo tipo di consumo e che nulla ha a che vedere con la vergogna”. Non solo al mercato di via Psaumida, quello del mercoledì, dove tradizionalmente da molti anni è sempre presente una bancarella di abiti usati, ma tutti i giorni ormai, i consumatori del capoluogo che non riescono ad arrivare alla fine del mese o chi, semplicemente, intende risparmiare, si accosta a questo tipo di negozi che aumentano nel capoluogo a vista d’occhio. Di mercatini dell’usato, infatti, ce ne sono parecchi. “E’ trendy adesso” dice Migliorisi, “anche acquistare le cose vecchie, per esempio certi gadget, o dischi degli anni Settanta: insomma, per fortuna non è solo una questione di crisi economica, dietro a queste scelte c’è anche un mondo che cambia”. Non tutte le esperienze dei commercianti che hanno deciso di intraprendere la strada delle vendita hanno avuto successo. “Credevo di soddisfare un’esigenza reale”, dice Alina, una giovane rumena che è sposata con un ragusano, “e quindi piena di speranze e di buoni prositi ho aperto un piccolo negozio con prodotti usati destinati solo ai bimbi: dopo alcuni mesi di attività mi sono fatta i calcoli e ho visto che non riuscivo ad ottenere nessun guadagno, insomma le entrate erano alla pari alle spese e così, con molto dispiacere ho dovuto chiudere la mia, seppur breve, esperienza”. Eppure, nel negozio di Alina sono entrate tante giovani madri, soprattutto straniere. Il mercato dell’usato, infatti, è una cosa normale per alcuni degli stranieri che vivono a Ragusa, come accade altrove, soprattutto nelle grandi città. “Noi”, dice una ragazza rumena che si rifornisce regolarmente di abiti per sè, il marito e i figli, in alcune strutture di accoglienza e solidarietà, “riusciamo ad andare avanti solo grazie a questa garanzia: non compriamo vestiti nei negozi, non ce la faremmo mai, considerato che a noi stranieri, ci spremono già con gli affitti e le cose da mangiare dobbiamo pure acquistarle per sopravvivere”. “Fra tutti gli oggetti i più cari sono per me quelli usati”, scriveva Bertold Brecht, “storti agli orli e ammaccati, i recipienti di rame, i coltelli e forchette che hanno di legno i manici, lucidi per tante mani”. Un’immagine poetica quella di Brecht divenuta attuale nel mondo contemporaneo dove il consumismo sembra cambiare rotta.

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