Attualità
|
11/04/2008 12:27

La statua di Pennavaria. Costò 250 milioni di lire. A Ragusa non è mai arrivata

di Redazione

Meteo: Ragusa 24°C Meteo per Ragusa

La passione per i “cimeli” del periodo fascista da parte del Comune di Ragusa, culminata nel 2001 con la commissione a uno scultore locale della statua di Filippo Pennavaria, sottosegretario del Duce Mussolini e gerarca fascista, continua a pesare sulle tasche dei contribuenti.

La statua, che è stata costruita senza tener conto dell’ampio dissenso che il suo posizionamento in un luogo centrale della città avrebbe determinato, da anni è lasciata in deposito alla Fonderia che l’ha forgiata, a Marina di Pietrasanta. Ma il conto delle spese è ancora aperto. Il Comune di Ragusa dovrà infatti pagare le spese processuali, per la sua parte, della causa fattagli dal maestro Giovanni Di Natale il 31 aprile del 2004, con la quale l’artista richiedeva il pagamento della prestazione artistica e il risarcimento danni.

Una battaglia giudiziaria che si è conclusa il 24 febbraio scorso al Tribunale di Ragusa con una sentenza emessa dal presidente Michele Duchi, che non ha dato ragione allo scultore che nel 2001 scolpì la statua. La sentenza prevede il pagamento delle spese processuali a carico di ciascuna delle parti contendenti.

La statua di Pennavaria non è mai arrivata a Ragusa, per fortuna. Invece a Marina di Pietrasanta il simulacro in bronzo è diventato una celebrità, dal momento che la Fonderia Bersanti l’ha posizionata proprio davanti al proprio negozio.

I cittadini di Pietrasanta non conoscono il personaggio che raffigura, ma a detta del fonditore la statua piace. A Pietrasanta nessuno sa che la scultura costata 250 milioni di lire alla città di Ragusa, voluta da un nostalgico ex, il sindaco Domenico Arezzo e apprezzata dalla sua giunta, della quale nel 2001 faceva parte anche l’attuale sindaco, allora vice sindaco, Nello Dipasquale, non ha ancora trovato una destinazione dal momento che questa statua da sette anni è divenuta un caso politico e la sua creazione ha riaperto ferite mai guarite.

Domenico Arezzo, nel 2001, rispolverò l’idea che venne a qualcuno quando morì il senatore Pennavaria, negli anni Ottanta, di fargli un bel monumento.

Il sindaco Dipasquale, due anni orsono, promise alla cordata di coloro che volevano (e che vogliono tuttora) che la statua arrivi a Ragusa che la scultura sarebbe giunta a destinazione entro pochi mesi.

Il sindaco escluse il suo posizionamento in piazza Libertà, forse finalmente consapevole delle innumerevoli minacce di picconamento giunte da più parte, anarchici, comunisti e perfino dall’ex sindaco di Vittoria Francesco Aiello. Dipasquale ha perorato la causa del suo predecessore Arezzo sottolineando l’importanza del personaggio Pennavaria, che essendo stato un gerarca fascista, grazie ai suoi legami con Mussolini, riuscì a far piovere parecchi soldini dal regime, con un fiorire di opere pubbliche che resero possibile il miracolo: l’invenzione di un capoluogo a Ragusa a scapito di Modica.

Il sindaco Dipasquale ha trascurato, però, la memoria storica e le ragioni dei contrari alla statua, che citano le fonti le quali mettono in risalto i lati oscuri del personaggio.

Fra queste fonti il volume “Tre anni di battaglie fasciste, novembre 1919-dicembre 1922” che fa riferimento alla fondazione, ad opera di Pennavaria (il 24 novembre del 1919) dell’Associazione nazionale combattenti, la quale divenne un centro di forza pronto all’azione “per imporre le idee fasciste nei cervelli dei refrattari toccando i crani a suon di manganellate”.

Fonti storiche concordanti attribuiscono a Pennavaria la responsabilità di sanguinose azioni criminali come la strage del 9 aprile del 1921 quando in piazza San Giovanni a Ragusa furono uccisi 4 braccianti e ferite oltre 60 persone. Il conto della statua di Pennavaria intanto potrebbe continuare a lievitare e a pesare sulle tasche dei cittadini.

“Il fonditore di Pietrasanta è un amico mio – dice Di Natale – e non è escluso che dopo tanti anni, me lo ha detto al telefono, chieda al Comune di Ragusa di pagare il costo giornaliero del deposito”.