Cultura
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18/10/2017 19:54

La Strabuttanissima realtà di Pietrangelo Buttafuoco

Una lettura consigliata

di Redazione

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Una lettura consigliata

Leggere Strabuttanissima Sicilia, il nuovo libro del giornalista Pietrangelo Buttafuoco, è come fare un tuffo in una palude melmosa. Come se ne può uscire, secondo voi?  Un pessimismo cosmico di leopardiana memoria sembra accompagnare tutta la narrazione anche se alla fine, nessuno ci impedisce di sognare un futuro alternativo. La campagna elettorale per la presidenza della Regione è nel vivo e, prima di qualsiasi cosa, lo scrittore spegne ogni facile entusiasmo per l’uno o l’altro candidato: chiunque vinca, infatti, sarà impossibilitato a governare la Sicilia. Il successore di Rosario Crocetta “non potrà fare che peggio del proprio predecessore”. Buttafuoco è giudice e anche esecutore materiale della sentenza di morte sulla Sicilia. Non ha pietà per il presidente Crocetta, definito “il più incredibile tra i politici del pittoresco meridione”, ma non risparmia certo critiche a chi è saltato dall’uno all’altro schieramento con grande disinvoltura.

“Trasformismo”, si chiamerebbe in gergo politichese, ma su questo concetto il giornalista è molto ironico. Non nasconde nemmeno le sue simpatie per Totò Cuffaro “una spanna sopra tutti”, che ai suoi occhi ha il merito relativo almeno di essersi fatto il carcere,  “è l’unico che c’è andato”. Non necessariamente, però, bisogna essere d’accordo con ciò che dice un grande giornalista e su questo preciso argomento sospendiamo il giudizio. Per lui, i veri contendenti alla poltrona della presidenza sono Giancarlo Cancelleri e Nello Musumeci. “Il M5S è prossimo a prendersi la più fetida delle rogne, la Regione siciliana. Se Roma è, infatti, un manicomio, la Sicilia è l’inferno”. Per lui, infatti, chiunque vincerà, avrà già perso. Ci sarebbe solo una soluzione da adoperare: la due diligence, ovvero dichiarare il fallimento dell’ente e ricominciare tutto da capo. Una soluzione usata a Detroit, negli USA, città  dilaniata dalla corruzione, dal malaffare e dalla bancarotta. Insomma, la Sicilia della “casta con le sarde” può salvarsi solo se il prossimo presidente di Regione, chiunque sia, va da un giudice coi libri contabili e dichiara fallimento.

Ma Buttafuoco, come si è detto, ne ha per tutti: per Angelino Alfano e Gianfranco Miccichè “Dioscuri del berlusconismo”, per Matteo Renzi che per i siciliani “è stato ed è peggio della grandine dopo una lunga siccità. Perfino peggio di Crocetta, è. Ed è tutto dire”. Per i deputati all’Ars, le cui sedute sono paragonate alle commedie di Ionesco e Rabelais, incapaci di dimettersi perché “fedeli allo stipendio”. La Sicilia di Buttafuoco, è “il cesso ultimo delle illusioni” e di questa povertà spirituale e materiale, salva solo qualche gigante della letteratura, come Andrea Camilleri, alcuni attori siciliani come Roberto Nobile e Marcello Perracchio e poco altro ancora. Un libro impietoso, dunque, che si legge con grande piacere. Non è necessario, infatti, essere sempre d’accordo il pensiero dell’autore ma il suo stile resta travolgente e piacevolmente quotidiano senza mai diventare plebeo. Una lettura interessante, consigliata, visto anche il particolare momento storico.