di Redazione

“Maestra, ha visto il mio nuovo corredo scolastico?” Bastava una nuova penna e un temperamatite colorato per fare sorridere Amira. Per accendere il sorriso di Ameni bastava la vicinanza di Amira, la sua “mammina”. Erano due sorelline giudiziose e obbedienti, due bambine bellissime, solari, piene di gioia di vivere. Nelle ultime settimane Amina aveva avuto un oscuro presagio: temeva quella piscina quasi sempre vuota che, con le ultime piogge copiose si era riempita di un metro d’acqua piovana. Sebbene ne avesse avuto paura, consapevole del potenziale pericolo, Amira giocava spesso con Ameni proprio sul bordo della vasca.
“Amavano giocare vicino alla piscina”, racconta Marianna, una adolescente vicina di casa, “io per anni le ho viste anche sull’autobus perché andavamo insieme a scuola: chi avrebbe potuto immaginare che quella vasca si sarebbe trasformata nella causa della loro morte?”. Alla fermata del bus non c’erano giovedì le sorelline Ben Jelijel. Le loro salme erano in viaggio per la Tunisia. Nel piccolo villaggio vicino ad Hammamet, dove sono nati i genitori delle sorelline annegate, già nelle prime ore del pomeriggio erano pronte le fosse per accogliere i loro corpi, secondo il semplice rito musulmano. All’istituto comprensivo Giambattista Odierna di Marina di Ragusa giovedi mattina gli alunni, le insegnanti e il dirigente scolastico hanno allestito una piccola camera ardente. In due banchetti c’erano i regali dei compagni di scuola delle due sorelline. Cioccolatini, fiori, una piccola pianta, una madonnina, un disegno con l’angelo custode, un temperamatite, dei peluches, dei braccialetti e tante penne colorate. Anche se Amira andava in prima media e Ameni era in seconda elementare tutti i loro compagnetti si sono riuniti in un’unica aula per celebrarne il ricordo. “Stamattina”, racconta la maestra di Amina, Arianna Mandolfo, “abbiamo pensato a questo particolare della piscina: alcuni studenti ci hanno detto che Amira aveva confessato di avere paura di quella vasca, eppure nello stesso tempo le due sorelline ci giocavano”.
“E’ un giorno triste per la nostra comunità – dice il dirigente Rosario Pitrolo – Amira e Ameni sono venute a mancare all’affetto dei loro cari e al nostro per una tragica fatalità: la loro vita seppure breve, lascia in noi tutti tracce indelebili attraverso il ricordo dei loro sorrisi e della loro gioia di vita”. Mercoledì sera, mentre venivano recuperati i corpi delle sue bambine la mamma di Amira e Ameni era straziata dal dolore.
L’unica consolazione per i genitori delle sorelline è stata l’amicizia e la solidarietà mostrata da tante persone. Fethis e Sonia sono partiti mercoledì all’alba per Palermo, per sbrigare tutte le procedure per l’espatrio delle salme presso il consolato tunisino. Intanto i corpi di Amira e Ameni sono stati vegliati all’obitorio del cimitero di Ragusa da tante donne tunisine, con i capelli raccolti e nascosti nel velo. Fra loro c’era anche una nomade.
“Ho saputo della tragedia”, dice la zingara, “non conosco la madre e nemmeno le sue bambine, ma ho voluto venire qui con mio figlio per salutare le piccole”. Il muro dell’obitorio era coperto da tanti mazzi di fiori. “I nostri funerali sono semplici”, dice un amico tunisino, “quello che conta è pregare”. Altri amici della coppia sono andati a Marina di Ragusa, nel villino di contrada Castellana Vecchia dove vive la famiglia Ben Jelijel e dove è accaduta la tragedia.
“Stiamo cercando di raccogliere dei soldi”, spiega un amico di famiglia, Adel Majdoub, “sono tanti i tunisini che vogliono stringersi intorno a questi nostri connazionali per dimostrargli tutto il loro affetto”.
Un appello alla solidarietà è partito anche dal dirigente scolastico Pitrolo che in una lettera inviata a tutte le insegnanti e agli alunni ha scritto: “Questa triste vicenda permetterà di compiere ad ognuno di noi passi importanti per il conseguimento dei valori dell’altruismo, del rispetto e della tolleranza. Chiedo a tutti voi un piccolo contributo volontario alla famiglia delle nostre care Amira e Ameni”.
Oggi è stato proclamato una giornata di lutto cittadino.
“Amavano giocare vicino alla piscina”, racconta Marianna, una adolescente vicina di casa, “io per anni le ho viste anche sull’autobus perché andavamo insieme a scuola: chi avrebbe potuto immaginare che quella vasca si sarebbe trasformata nella causa della loro morte?”. Alla fermata del bus non c’erano giovedì le sorelline Ben Jelijel. Le loro salme erano in viaggio per la Tunisia. Nel piccolo villaggio vicino ad Hammamet, dove sono nati i genitori delle sorelline annegate, già nelle prime ore del pomeriggio erano pronte le fosse per accogliere i loro corpi, secondo il semplice rito musulmano. All’istituto comprensivo Giambattista Odierna di Marina di Ragusa giovedi mattina gli alunni, le insegnanti e il dirigente scolastico hanno allestito una piccola camera ardente. In due banchetti c’erano i regali dei compagni di scuola delle due sorelline. Cioccolatini, fiori, una piccola pianta, una madonnina, un disegno con l’angelo custode, un temperamatite, dei peluches, dei braccialetti e tante penne colorate. Anche se Amira andava in prima media e Ameni era in seconda elementare tutti i loro compagnetti si sono riuniti in un’unica aula per celebrarne il ricordo. “Stamattina”, racconta la maestra di Amina, Arianna Mandolfo, “abbiamo pensato a questo particolare della piscina: alcuni studenti ci hanno detto che Amira aveva confessato di avere paura di quella vasca, eppure nello stesso tempo le due sorelline ci giocavano”.
“E’ un giorno triste per la nostra comunità – dice il dirigente Rosario Pitrolo – Amira e Ameni sono venute a mancare all’affetto dei loro cari e al nostro per una tragica fatalità: la loro vita seppure breve, lascia in noi tutti tracce indelebili attraverso il ricordo dei loro sorrisi e della loro gioia di vita”. Mercoledì sera, mentre venivano recuperati i corpi delle sue bambine la mamma di Amira e Ameni era straziata dal dolore.
L’unica consolazione per i genitori delle sorelline è stata l’amicizia e la solidarietà mostrata da tante persone. Fethis e Sonia sono partiti mercoledì all’alba per Palermo, per sbrigare tutte le procedure per l’espatrio delle salme presso il consolato tunisino. Intanto i corpi di Amira e Ameni sono stati vegliati all’obitorio del cimitero di Ragusa da tante donne tunisine, con i capelli raccolti e nascosti nel velo. Fra loro c’era anche una nomade.
“Ho saputo della tragedia”, dice la zingara, “non conosco la madre e nemmeno le sue bambine, ma ho voluto venire qui con mio figlio per salutare le piccole”. Il muro dell’obitorio era coperto da tanti mazzi di fiori. “I nostri funerali sono semplici”, dice un amico tunisino, “quello che conta è pregare”. Altri amici della coppia sono andati a Marina di Ragusa, nel villino di contrada Castellana Vecchia dove vive la famiglia Ben Jelijel e dove è accaduta la tragedia.
“Stiamo cercando di raccogliere dei soldi”, spiega un amico di famiglia, Adel Majdoub, “sono tanti i tunisini che vogliono stringersi intorno a questi nostri connazionali per dimostrargli tutto il loro affetto”.
Un appello alla solidarietà è partito anche dal dirigente scolastico Pitrolo che in una lettera inviata a tutte le insegnanti e agli alunni ha scritto: “Questa triste vicenda permetterà di compiere ad ognuno di noi passi importanti per il conseguimento dei valori dell’altruismo, del rispetto e della tolleranza. Chiedo a tutti voi un piccolo contributo volontario alla famiglia delle nostre care Amira e Ameni”.
Oggi è stato proclamato una giornata di lutto cittadino.
Telenova
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