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14/05/2015 22:27

L’amaro calice del decreto di scioglimento

Bevuto, per tutti, dal presidente Ferro

di Redazione

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Scicli – L’amaro calice lo ha bevuto, in nome e per conto degli altri diciannove consiglieri cessati dalla carica, il presidente del consiglio comunale, Guglielmo Ferro, dipietrista.

Alleato inossidabile del leader politico -e imprenditore- Giorgio Vindigni, Ferro ha ricevuto dalle mani della triade il decreto con cui Matteo Renzi ha mandato a casa tutti, renziani compresi.

Cosa dice il decreto con cui il Comune di Scicli è stato sciolto per mafia?

Il decreto contiene una summa dell’ampia relazione che la triade nominata dal Prefetto in luglio per l’accesso agli atti ha redatto alla fine di sei mesi di attività di indagine.
Oltre alla già nota vicenda che vede l’ex sindaco accusato di concorso esterno, il Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, e il premier Matteo Renzi puntano il dito contro alcuni fatti meritevoli di attenzione.

“La consorteria ha potuto fare riferimento alla persona del vicesindaco e ad alcuni dipendenti comunali” si legge nel decreto di scioglimento.

Le dimissioni di assessori e consiglieri “ha rappresentato una situazione di disagio” amministrativa e di precarietà istituzionale.

La triade che ha operato l’accesso agli atti ha constatato, lungo i sei mesi di indagini, “disordine amministrativo, l’ingerenza di organi politici sull’operato della struttura burocratica”, con riferimento alla gestione dei rifiuti, assegnazione dei posti al mercatino, e nell’aggiudicazione di appalti.

Fatto rilevante, solo nel luglio 2014 è stata chiesto alla ditta affidataria del servizio rifiuti il certificato Antimafia.

In alcuni appalti, oltre a non essere stato richiesto il certificato Antimafia non è stato chiesto il certificato di regolarità contributiva.

Fatto paradossale, l’amministrazione ha aderito al Protocollo Dalla Chiesa, disattendendolo nei fatti. Era questo uno dei punti di orgoglio citato dai cosiddetti “responsabili” a loro merito.
Anche nell’uso dello strumento della somma urgenza sono stati compiuti abusi nel conferimento di lavori senza gara di appalto.

Tantissimi gli Omissis nella relazione del Prefetto di Ragusa, che rendono praticamente impossibile un ricorso al Tar che abbia senso compiuto.

In un passaggio della relazione, si scrive di un candidato alle elezioni del 2012, che avrebbe chiesto e ottenuto appoggio dalla consorteria criminale, affidando ad essa l’affissione dei manifesti e assicurando in cambio, una volta eletto, la gestione del servizio rifiuti.

Qui ci sarebbero state assunzioni discutibili di familiari dei componenti della consorteria mafiosa, canali preferenziali nei pagamenti delle fatture alla ditta appaltatrice.

Molti politici –come è ormai noto- si sono rivolti al mafioso della città per l’affissione dei manifesti.

Poi la relazione elenca 8 Omissis terribili: si parla di un totale di 8 persone appunto, fra dipendenti comunali, consiglieri comunali e amministratori, con cui il sodalizio criminale aveva rapporti preferenziali.

Si adombra anche l’influenza di un noto politico locale che avrebbe fatto pressioni per una assunzione “importante”.

Sul piano della gestione amministrativa viene evidenziato che l’accentramento dei poteri in capo ad alcuni funzionari ha determinato inefficienze, per non dire di un funzionario pagato con due indennità per assolvere a un unico incarico.

Clamoroso poi l’ordine di servizio con cui si intima a un funzionario di non collaborare con una ditta esterna pure incaricata dal Comune se non dietro espressa autorizzazione dell’amministratore in questione.
Di questo, come di altri atti illegali, è stata interessata la Procura di Ragusa.

Altro fatto gravissimo, quello che vede protagonista un consigliere comunale, che in precedenza aveva altro importante incarico, che ha avuto in “affitto” dal Comune un terreno, sul lido di Sampieri, dove ha realizzato un locale, in una situazione di evidente conflitto di interessi.

Illegittimi alcuni rimborsi processuali, pure concessi e di cui esistono beneficiari.

Gravi vengono definite infine le irregolarità contabili, altro punto d’orgoglio dei cosiddetti “responsabili”.