Un gruppo che gestisce diverse compagnie aeree
di Tony Zermo


Catania – La notizia è secca: l’aeroporto di Comiso interessa ad una holding argentina. E lunedì sera a Roma, nella sede dell’Enac, il presidente Vito Riggio, ha messo attorno ad un tavolo i delegati del gruppo argentino, il presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo, l’assessore regionale ai Trasporti Pier Carmelo Russo, l’ambasciatore Umberto Vattani recentemente incaricato della «internazionalizzazione» della Sicilia e il dott. Maglia in rappresentanza di Intersac, socio di maggioranza della Soaco, società di gestione dell’aeroporto ragusano.
Perché questa holding argentina, che fa capo all’imprenditore Eduardo Eurnekian di origine armena e che in Italia è sostenuta dal fondo Gamberale, vuole acquisire il nuovo scalo di Comiso? Perché, oltre a occuparsi di costruzioni, tra cui il traforo delle Ande, gestisce 33 aeroporti in Argentina e complessivamente 49 nel mondo, compreso quello della capitale armena Yerevan. Ha anche una piccola partecipazione nell’aeroporto di Trapani e ha fatto un’offerta per rilevare l’aeroporto di Genova sottoutilizzato. Il gruppo argentino ha sondato anche altri scali come quelli di Crotone e di Reggio Calabria. Lo scopo sarebbe quello di creare in Italia una «massa critica» nella convinzione che il sistema aeroportuale italiano, e soprattutto siciliano, al centro del Mediterraneo e a metà tra l’Europa e l’Africa, possa essere il business del futuro. Non a caso i rappresentanti di questa holding hanno fatto intendere di voler acquisire tutto il sistema aeroportuale siciliano compresi Fontanarossa, Punta Raisi e Trapani. Un’operazione molto complicata, perché bisognerebbe discutere con le società di gestione, con i Comuni, con le Camere di commercio e con l’Enac. Per intanto questa «Corporation America sudamericana» ha in programma di partire da Comiso per poi estendersi negli altri scali dopo aver dimostrato di saperci fare.
Nella riunione all’Enac si è discusso di conti, ma già i delegati argentini avevano fatto uno studio preliminare. Ora dovranno approfondire i contatti diretti con il Comune di Comiso, proprietario dello scalo, e con la società di gestione Soaco e i suoi partners.
«C’è una cosa importante – dice il presidente Lombardo -, e cioè che loro hanno in mano le compagnie aeree. Se prendessero Comiso i voli potrebbero partire da subito, altrimenti si dovrebbe bussare alla porta di Alitalia o di Ryanair le quali per far atterrare i loro aerei vogliono soldi che non ci possono essere. Quello argentino è un gruppo importante e affidabile e sono fiducioso che si potrà trovare l’intesa».
Anche il presidente dell’Enac, Vito Riggio, è favorevole all’operazione: «Questo è un gruppo vero, che sa gestire aeroporti in maniera manageriale. Vorrebbe tutti gli aeroporti siciliani e in fondo non sarebbe male, anche se mi rendo conto che ci sono interessi di enti e di privati, oltre che politici, che magari guardano all’uovo oggi e non alla gallina domani. L’Enac è super partes, forse ci vorrebbe una norma della Regione per razionalizzare il sistema in modo da poter privatizzare e modernizzare gli aeroporti siciliani».
Ovviamente questa nuova situazione, sia pure in fieri, si inserisce nel complesso quadro della gestione dell’aeroporto ibleo che lunedì è stato consegnato dall’impresa appaltatrice al Comune di Comiso che a sua volta l’ha consegnato alla Soaco. Un passaggio propedeutico importante, ma che mantiene lo scalo in stand by poiché manca ancora la certificazione dell’Enac, bisognerà provvedere alla formazione del personale in loco e soprattutto occorre iniziare un dialogo con le compagnie aeree disponibili a portare passeggeri. La questione è talmente difficile da risolvere che si prevedono i primi voli non prima di dieci mesi, il che vuol dire che si perderebbero i mesi di primavera-estate. Del resto non è facile che gli enti territoriali, Provincia, Comuni, Camera di commercio, associazione albergatori eccetera in questi frangenti abbiano risorse sufficienti per accogliere le richieste della compagnie aeree, né può intervenire la Soaco che si trova ancora ai primissimi passi. Ecco perché un ingresso di questo gruppo argentino potrebbe risolvere la situazione, se i patti sono chiari, i conti trasparenti e se proprietari e gestori dello scalo non avvertissero la sensazione di sentirsi privati di un aeroporto per il quale hanno combattuto per decenni.
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