Alle Benedettine
di La Sicilia

Catania – «Credo che il dono della vocazione alla vita consacrata sia arrivato quando frequentavo il Santuario della Roccia di Belpasso, dedicato a Maria Santissima Regina della Pace, che mi ha presentata a Gesù. In quel luogo speciale, in mezzo alla sciara, nella natura, sentivo che il Signore mi parlava, ma io non ero ancora pronta per seguirlo totalmente, pensavo ad altro, allo studio, alla laurea, alla famiglia. Poi tre anni fa la svolta decisiva che mi ha portato ad una scelta radicale di vita».
A parlare della sua vocazione, e della decisione di donarsi a Dio nella mistica quiete di un convento di clausura, è Laura Tomasello, 37 anni, belpassese, che domani emetterà la professione semplice triennale, nel Monastero delle Benedettine del Santissimo Sacramento di Modica, emettendo i voti di povertà, castità e obbedienza. Un cammino graduale, non tutto in discesa quello di Laura, che dovendo scegliere di fare quello che inizialmente pensava fosse “un salto nel buio” forse, pur pregando, si sentiva angosciata, davanti ad una decisione così impegnativa per il suo futuro.
«La mia vita era semplice – racconta Laura – senza sconvolgimenti, studiavo all’università Lingue straniere, ero prossima alla laurea e vivevo nella gioia, in una famiglia numerosa, con le mie due sorelle e mio fratello, piena di vitalità, dove il canto e l’allegria sono di casa, ma non avevo ancora incontrato Gesù. Quando ho cominciato a frequentare il Santuario la vita mi è apparsa più bella, tutto era gioia per me, avevo scoperto l’adorazione, i salmi, e la preghiera riempiva i miei spazi liberi. Ma non riuscivo più a studiare, la mia vita era cambiata, e mi sentivo “sconvolta”.
«Poi – prosegue Laura – quasi per caso ho cominciato a frequentare i Padri benedettini del monastero di Nicolosi, e a conoscere il loro carisma: la preghiera, la “lectio divina” il lavoro, il silenzio. In questo periodo ho avuto modo di conoscere le monache benedettine dell’Adorazione Perpetua del Santissimo Sacramento, e quando mi sono accostata al loro monastero tutto mi è stato più chiaro; la liturgia, il canto, l’adorazione, il coro monastico, tutto mi attraeva. Così ho deciso di lasciare tutto e tutti, convinta che non era un “salto nel buio” ciò che mi aspettava, ma la luce, quella di Gesù che mi attendeva a braccia aperte. Sono stata prima postulante, poi novizia, e anche se in clausura mi sento libera, nella preghiera porto tutti davanti al Signore e abbraccio tutto il mondo».
Nel suo cammino Laura, come spesso avviene, non ha trovato invece avversione in famiglia. Anzi i genitori Santo e Maria Consolazione, ferventi praticanti, seppur perplessi inizialmente, hanno accolto la decisione della figlia con disponibilità, come un segno della benedizione del Signore.
«Dio ha visitato la nostra famiglia – dicono – non abbiamo perso una figlia, anzi con la sua preghiera è di conforto e aiuto a tutti noi che quotidianamente siamo immersi nel mondo. Possiamo visitarla una volta al mese, e questo ci basta, la sua serenità interiore per noi è ciò che conta».
Dai genitori abbiamo appreso che nella vita di Laura c’era anche un fidanzato, che Laura ha gradualmente allontanato quando ha capito che la sua vocazione non era la famiglia. Padre Vittorio Rizzone, rettore del monastero dei Benedettini che ha seguito sia Laura sia i genitori, quando ha dato notizia alla comunità degli imminenti voti della giovane era commosso. «La vocazione di Laura, in controtendenza con le mode e i costumi mondani – sottolinea – è un segno della Grazia di Dio che opera miracoli di amore per la nostra salvezza».
© Riproduzione riservata