Harvard. I premi alla scienza che fa ridere
di Redazione

Catania – E’ scienza che «prima fa ridere, poi pensare», ma sempre scienza è: per questo ha un premio tutto suo che fa il verso al Nobel ma si chiama Ignobel, per questo l’assegnano ogni anno ad Harvard. Vi partecipano scienziati veri da tutto il mondo, sono premiati da veri Nobel, e quest’anno hanno vinto tre ricercatori dell’Università di Catania, Alessando Pluchino, Andrea Rapisarda e Cesare Garofalo: hanno dimostrato con un modello matematico che in un’organizzazione gerarchica le promozioni «a caso» risultano strategicamente efficaci. Certo, il fatto che i tre abbiano deciso di attenzionare il fenomeno svolgendo ricerca sul campo – cioè Catania – dove i casi da studiare evidentemente non mancano, fa ridere poco e pensare molto, poiché il culto della meritocrazia è in via d’estinzione. Ma siccome lo studio è serio e i nostri tre eroi dimostrano che la tecnica funziona, i carrieristi di professione possono mettersi l’animo in pace insieme con i criptomeritocrati. D’altra parte il fenomeno è tutt’altro che nuovo, si chiama principio di Peter, fu enunciato quasi 50 anni fa e comprende postulati del tipo «in ogni gerarchia, un dipendente tende a salire fino al proprio livello di incompetenza».E non c’è niente da ridere, visto che non era Peter Pan e visto che il drammatico sospetto è ora scientificamente e tragicomicamente dimostrato.
Forse non piacerà al ministro Brunetta, ma di sicuro la ricerca degli italiani Alessandro Pluchino, Andrea Rapisarda, e Cesare Garofalo dell’università di Catania ha entusiasmato la giuria dei premi Ig Nobel, che li hanno eletti vincitori di quello “per il management”. I tre hanno dimostrato per la prima volta con un modello matematico il “principio di Peter”, enunciato negli anni ’60, che afferma che in una organizzazione gerarchica spesso chi arriva al vertice raggiunge un minimo nella sua competenza. «Abbiamo anche studiato possibili strategie per evitare gli effetti negativi del fenomeno – spiegano i tre da Boston, dove si è tenuta la cerimonia di consegna del premio organizzato dalla rivista “Annals of Improbable Research” e sponsorizzato dall’università di Harvard – Per quanto possa sembrare paradossale, una strategia che promuova ai ranghi superiori in maniera casuale sembra dare dei buoni risultati ed aumenta l’efficienza dell’organizzazione». Nonostante il premio sia un po’ una “presa in giro” bonaria della scienza, come testimonia lo storico slogan “la scienza che fa prima ridere e poi pensare”, i ricercatori non sono affatto offesi: «Nonostante la facile ironia che può suscitare a prima vista, un Ig-nobel è un premio abbastanza ambito ed è seguito da un pubblico molto vasto, visto che si tratta di 10 vincitori ogni anno su 6-7000 nomination – confermano – Speriamo che possa dare ancora più visibilità alle nostre ricerche in modo da raggiungere un pubblico ancora più vasto anche al di fuori dell’ambito strettamente scientifico».
La cerimonia, in questa edizione dedicata ai batteri, come ogni anno si è tenuta nel teatro dell’università di Harvard, e a premiare i vincitori sono stati chiamati dei “veri” premi Nobel, Sheldon Glashow, Roy Glauber e Frank Wilczek, nobel per la fisica; James Muller, Nobel per la pace nel 1985 e il chimico William Lipscomb. I vincitori hanno avuto un minuto per esporre la loro ricerca e ogni sforamento è stato interrotto da una bambina che urlava «sono annoiata».
La lista dei premi è un mix di ricerca vera e attualità: riconoscimenti sono andati anche alle grandi aziende finanziarie responsabili della crisi e alla Bp, per aver dimostrato che l’acqua e il petrolio sono miscibili, ma anche ad esempio a una università neozelandese che ha avuto il Nobel per la Fisica per uno studio che ha dimostrato che su una superficie ghiacciata si scivola meno se si indossano i calzini sopra le scarpe, e quello della Pace a una ricerca britannica che ha dimostrato che il sudore allevia il dolore.
L’Italia aveva già vinto nel 2008 con una ricerca di Massimo Zampini del Centro interdipartimentale mente-cervello di Trento, che aveva fatto uno studio sulla percezione sensoriale delle patatine. Nel 2000 furono premiati Donatella Marazziti, Alessandra Rossi e Giovanni Cassano, dell’università di Pisa, per aver scoperto che dal punto di vista biochimico l’amore provoca le stesse reazioni di un disordine ossessivo-compulsivo e nel 2003 il premio andò a Gian Vittorio Caprara e Claudio Barbaranelli, della Sapienza di Roma, per i loro profili psicologici dei politici. Al termine della consegna Marc Abrahams, “maestro di cerimonie” e direttore della rivista, ha salutato tutti con la frase tradizionale: «Se non avete vinto un premio Ig Nobel stasera, ma soprattutto se l’avete vinto – ha affermato – vi auguro miglior fortuna per l’anno prossimo».
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