Baroni
di Redazione


Catania – 4 luglio, data cinematografica. Eppure, non è un film quello che emerge dalle intercettazioni che la Procura di Catania ha disposto nell’inchiesta Università Bandita.
Fa specie, leggere nelle carte, “piantana ambientale”. Piantana, come la lampada che serve a fare luce in un ambiente altrimenti buio, ma anche portatrice di una microspia che ha fatto luce su un sistema di potere. Il 4 luglio Uccio Barone sarà interrogato dalla Procura di Catania per sentire cosa ha da dire in merito alle accuse che gli vengono mosse.
L’inizio dell’inchiesta
Tutto parte il 12 luglio 2016, quando il Magnifico Rettore del tempo, Giacomo Pignataro, comunica a Carmelo Monaco di avere inviato una lettera ai Direttori dei Dipartimenti in cui li invita formalmente a rappresentare eventuali esigenze in ordine all’avvio di procedure di selezione per la chiamata a posti di prima fascia riservati agli esterni.
Pignataro, tuttavia, avvisa -stavolta a voce- i docenti di non presentare alcuna richiesta, contrariamente a quanto espresso nella sua lettera. La sua circolare deve restare inevasa.
Le intercettazioni telefoniche “rivelano che Pignataro operi per alterare l’intero procedimento previsto dalla disciplina nazionale e statutaria per l’indizione dei concorsi per i professori di prima fascia”. Ma chi è il beneficiario di questo percorso trionfale?
La Procura commenta: “Il Rettore, pur interpellando formalmente i Dipartimenti per richiedere loro di esprimere i diversi fabbisogni in termini di docenti, contatta poi informalmente i direttori degli stessi dipartimenti investiti dalla richiesta formale orientando le successive determine degli organi collegiali con lo specifico fine di procedere alle chiamate già a monte deliberate dallo stesso Pignataro”.
Chiaro? Chiaro.
Uccio Barone: “novità per me?”
“Il 15 luglio 2016 Uccio Barone chiede al Rettore Pignataro: “novità per me?”. Pignataro risponde: “Stiamo procedendo, la prossima settimana dovrebbe esserci il consiglio di dipartimento di economia. Sono fiducioso”.
Giuseppe Uccio è padre premusoso. E l’ansia paterna si riferisce all’approvazione da parte del Dipartimento di Economia e Impresa della chiamata di un posto da ordinario in diritto amministrativo destinato ad Antonio Barone (classe 1975), figlio di Uccio.
Il 18 luglio 2016 Lucio Maggio commenta con Enrico Foti l’urgenza di Pignataro nel deliberare a fine luglio le tre chiamate esterne al fine di “sistemare…ee…ci abbiamo i creditori all’uscio…all’uscio Barone…”.
Foti replica “ah quello è uno dei tre?”e poi chiede ulteriori delucidazioni: “ma chi sono… queste tre?”.
Lucio Maggio spiega: “una la sappiamo per certa… le altre due non lo so … cioè tutta quest’operazione pare che…sia legata alla chiamata…del figlio di Barone ad Economia come ordinario di amministrativo proveniente da Bari… che… l’Università quella privata…come si chiama? (. ..) non è che il figlio di Barone è un genio…tutt’altro (. ..) economia appaleserà una grande esigenza di avere…e otterrà questo posto…che è il posto…perchè…siamo a livelli di vergogna dai… “.
Insomma, a Economia dovranno dire di aver bisogno di un docente di Diritto Amministrativo, e il cavaliere bianco, proveniente dall’Università privata di Bari è il figlio di Uccio Barone, Antonio. Tutti hanno difficoltà a ricordare il nome di questa Univerisità, che è poi la “LUM Jean Monnet”.
Ma dentro l’Ateneo c’è chi si oppone a questa operazione di cooptazione di Uccio in favore del figlio Antonio.
“Lo stesso 18 luglio 2016 il Rettore Pignataro affronta la medesima questione con Roberto Cellini e Michela Cavallaro.
Cellini manifesta immediatamente la sua contrarietà in ordine alla chiamata del posto da ordinario in diritto amministrativo suscitando l’immediata reazione di Pignataro che, alterato, precisa all’interlocutore che se l’operazione non andrà in porto analoga sorte spetterà anche al trasferimento ad Economia di Francesco Paterniti, danneggiando così la progressione in carriera di uno dei docenti del loro Dipartimento.
Il Rettore racconta quindi alla Cavallaro quanto accaduto con Cellini e le raccomanda di evitare che ci siano ostacoli all’approvazione della delibera in seno al loro Dipartimento evidenziandole inoltre l’opportunità di fare intervenire direttamente la persona interessata al fine d’intercedere su qualche docente indeciso”.
A essere intercettati sono anche gli sms. Il povero Roberto Cellini scrive al magnifico Rettore: “Caro Giacomo, ti devo dire che la vicenda di diritto amm. vo mi amareggia molto. Apprendere tutto due ore prima dell’invio della convocazione mi è sembrato …. diciamo al di sotto della attenzione che pensavo di meritare. E sui dettagli e sul profilo della operazione non dico nulla. Roberto”.
Le conversazioni e il successivo scambio di Sms documentano come “Pignataro eserciti significative pressioni su Cellini, membro del Dipartimento che dovrebbe effettuare – obtorto collo – la chiamata di Antonio Barone”.
“Uccio chiama centomila volte al giorno”
Nel pomenggio del 19 luglio 2016 la Cavallaro informa il Rettore dell’andamento dei sondaggi all’interno del suo Dipartimento al fine di ottenere consensi per l’approvazione della delibera e gli racconta che Maurizio Caserta è contrario all’operazione in quanto nata «per avvantaggiare il figlio di Barone”.
La Cavallaro, in scadenza di mandato quale Direttore del Dipartimento e già ricandidatasi, riferisce a Pignataro che durante la conversazione con Caserta ha cercato comunque di giustificare l’operato del Rettore.
La donna chiede poi a Pignataro precise istruzioni su cosa dire nel corso della seduta del Consiglio di Dipartimento dell’indomani.
Il dialogo infine si concentra sulle lamentele da parte della Cavallaro in merito alle insistenze di Uccio Barone che la assilla chiamandola “centomila volte al giorno”.
Nello scambio col Rettore, Cellini si indigna: “ma insomma…chiamiamo il figlio di un direttore dipartimentale”. Il direttore è Uccio.
Un paio d’ore dopo Pignataro affronta la questione dell’assegnazione dei posti e dei movimenti con Uccio Barone, Pennisi e la Cavallaro, annunciando loro, che una risorsa verrà utilizzata “per una gara di ordinario…(…) che sarà un concorso… potrebbe partecipare anche il figlio di Uccio che è al diritto amministrativo”.
Perchè Antonio deve andare alla facoltà di Economia? Perchè a Scienze Politiche, sua naturale destinazione, c’è ancora il padre Preside, e bisogna aspettare la sua pensione perchè Antonio possa allocarsi laddove papà Uccio ha governato per anni.
Nel primo pomeriggio del 20 luglio 2016 si vota.
Michela Cavallaro comunica a Pignataro l’esito favorevole della votazione durante il Consiglio di Dipartimento affermando: “è andata”.
Il 25 luglio 2016 Pignataro elenca a Filippo Drago le tre chiamate esterne spiegandogli che in merito a quella di diritto amministrativo “c’è un’aspirazione… “, ma Drago lo interrompe affermando: “del figlio di Uccio Barone”.
E sempre il 25 luglio 2016 Uccio Barone ringrazia Pignataro col seguente Sms: “Caro Giacomo, anche se gli atti del concorso non sono ancora perfezionati, l’esito positivo ormai noto mi spinge a non aspettare oltre per ringraziarti per quello che hai fatto per Antonio e per me. Una gratitudine che speriamo di esternarti di presenza al più presto. Un abbraccio affettuoso. Uccio”.
Ma il 29 luglio 2016 accade l’imponderabile. Pignataro decade dalla carica di Rettore per via di una sentenza del Cga. L’Università è in cerca di un nuovo Rettore!
E Uccio disse: “Contratteremo”
Il 25 novembre 2016 Uccio Barone scorge all’orizzonte il nome di Francesco Basile come papabile Rettore, e di fronte a tale prospettiva non demorde: “se spunta Basile non abbiamo a temere, contratteremo”.
Il 27 dicembre 2016 Uccio Barone riporta al figlio Antonio l’esito dell’incontro avuto con Francesco Basile durante il quale è emerso che per il nuovo Consiglio di Amministrazione dovrebbero essere confermate le candidature già presentate durante il rettorato Pignataro e infine, alludendo chiaramente alla sua chiamata quale professore ordinario presso l’Ateneo catanese, conclude: “a noi interessa che questo cazzo di delibera venga portata al precostituito consiglio poi, insomma, con Pignataro messo là dentro e voglio vedere cosa mi fanno…speriamo”.
Basile, non appena insediatosi come Rettore e dopo aver provveduto alla ricostituzione del Consiglio d’Amministrazione, pienamente cosciente dei fortissimi interessi sottostanti ai suddetti posti di ruolo, inserisce nell’ordine del giorno della prima seduta del Consiglio di Amministrazione del 15 marzo 2017 proprio le tre chiamate riservate agli esterni.
La notizia è comunicata da Uccio Barone al figlio Antonio quando è ancora in corso la riunione del 9 marzo 2017 tra i Direttori di Dipartimento col seguente Sms: “Rettore comunica che quasi certamente farà approvare bando 3 cattedre esterne nel primo CdA del
15 marzo”.
Il 25 luglio 2017 è poi lo stesso Uccio Barone a comunicare a Pignataro la conclusione del concorso in argomento in favore del figlio ringraziandolo calorosamente: “l’esito positivo …(…)…mi spinge a non aspettare oltre per ringraziarti per quello che hai fatto per Antonio e per me. Una gratitudine…”.
“Ma questo, che azzo vuole?”
Il 7 settembre 2017 Antonio Barone informa il padre della richiesta di accesso agli atti presentata da un concorrente del concorso in argomento in cui è stato dichiarato vincitore. Entrambi si dicono preoccupati poichè il neo vincitore non avrebbe potuto in realtà prendere parte alla suddetta selezione in quanto già fruitore di un contratto con l’Università di Catania nell’ultimo triennio.
Sul punto, estremamente adirato, Uccio Barone esclama: “ma io poi la gente…ma che cosa si aspetta la gente…che cazzo vuole…perchè non si fa chiamare un posto dove il suo maestro…”.
Il figlio Antonio, che non ha dichiarato il suo rapporto lavorativo precedente con l’Ateneo catanese, replica: “questo è di Urbino…ma è notoriamente un rompicoglioni… bah forse è stato un errore non dichiarare quella cosa ma io un po’ ho seguito il tuo consiglio: “non glielo mettere”…mah”. Effettivamente dal curriculum di Antonio Barone, aggiornato al mese di maggio 2013, risulta che ha prestato attività lavorativa per l’Università etnea.
La conversazione è rilevatrice della concezione universitaria dei Barone: per essere assunti occorre “farsi chiamare” un posto nel luogo in cui si è protetti da un “maestro”.
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