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25/06/2025 12:51

Lea Massari, morta l’antidiva ribelle del cinema italiano: aveva 91 anni

Lea Massari morta lunedì nella sua casa ai Parioli, era molto amata anche dai registi francesi. Si era ritirata da più di trenta anni.

di Redazione

Roma – Un funerale semplice, per una manciata di persone, in forma strettamente privata, nella cattedrale di Sutri (Viterbo). E poi la sepoltura, ieri pomeriggio, nel cimitero comunale, dove la famiglia possiede una cappella. Se n’è andata così, discretamente, la grande Lea Massari, raffinata ed enigmatica icona del capolavoro di Michelangelo Antonioni L’avventura: l’attrice, 91 anni, si è spenta lunedì intorno a mezzogiorno nella sua casa ai Parioli, dove era assistita da tempo dopo una caduta in casa che ne aveva peggiorato le condizioni di salute. Da oltre trent’anni si era ritirata a vita privata, scegliendo a soli 57 anni di tenersi lontano dai riflettori. Dopo il ritiro dalle scene si era trasferita in Sardegna con il marito, Carlo Bianchini, ex pilota Alitalia sposato nel 1965. Dopo il divorzio, nel 2004, il ritorno a Roma. Non aveva avuto figli.

Lea era l’attrice dei registi “intellettuali”, quelli in cerca di uno sguardo malinconico sul senso della vita, come Michelangelo Antonioni che la volle nel capolavoro L’avventura (1960), dove interpretava una donna enigmatica, al centro di un mistero esistenziale: alla sua prima a Cannes il film fu fischiato, tanto che il regista dovette lasciare la sala. Ma poi la pellicola vinse il premio della giuria, diventando un successo in tutto il mondo, e consacrando così la carriera di Massari. Il consenso di pubblico e critica arrivò in fretta, ma non la rese meno esigente. In Italia lavorò con i più grandi: Sergio Leone (nel suo esordio, Il colosso di Rodi), Dino Risi (Una vita difficile: il suo partner era Alberto Sordi), Enrico Gras (I sogni muoiono all’alba), Valerio Zurlini (Le soldatesse, La prima notte di quiete), Nanni Loy, Giuseppe Bertolucci e i fratelli Taviani (Allonsanfàn). In teatro fu la prima Rosetta del Rugantino di Garinei e Giovannini, “bona de core e bona de tutto”, accanto a Nino Manfredi. In televisione indimenticabili le sue interpretazioni della Monaca di Monza (I promessi sposi, 1967) e di Anna Karenina (1974), dirette da Sandro Bolchi.
Ma fu la Francia a riconoscere in pieno il suo talento: su cinquantacinque registi che l’hanno diretta, solo ventinove erano italiani. Divenne un volto ricercato da registi come Claude Sautet (L’amante, 1970), Louis Malle (Soffio al cuore, 1971), René Clément e Pierre Granier-Deferre. In Soffio al cuore, dove interpretava il controverso ruolo di una madre borghese che ha una relazione con il figlio adolescente, Lea Massari osò come poche, scuotendo la morale dell’epoca (il film in Italia fu oggetto di sequestro e accuse di oscenità) e conquistando il pubblico francese. Ottenne una Étoile de Cristal e il premio Louis-Delluc. A Cannes, fu chiamata in giuria nel 1975.

Per il cinema italiano ricevette due Nastri d’argento: nel 1962 per I sogni muoiono all’alba (anche David di Donatello) e nel 1979 per Cristo si è fermato a Eboli di Francesco Rosi, dove recitava accanto a Gian Maria Volonté, che considerava il miglior attore con cui avesse lavorato. Attrice schiva, riservata, lontana da ogni divismo, Lea Massari è sempre stata fedele a se stessa. Rifiutò molti ruoli, tra cui quello in 8½ di Fellini, e dopo Viaggio d’amore (1990) accanto a Omar Sharif, decise di ritirarsi definitivamente. Nel 2005 Ferzan Özpetek tentò di riportarla sul set per Cuore sacro, ma lei declinò l’invito. Il cinema l’aveva delusa, e forse anche dimenticata. Ma chi l’ha amata sul grande schermo non ha mai smesso di ricordarla come un’interprete autentica, unica, capace di portare l’inquietudine dell’animo femminile in primo piano. Aristocratica, rivoluzionaria. Finalmente eterna.