Attualità
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02/09/2007 00:00

L’eolico della discordia, si va al Tar

di Redazione

C’era da aspettarselo. La vicenda del parco eolico sul crinale degli Iblei è tutt’altro che scritta. Dopo il parere negativo della Soprintendenza, il sindaco Nello Dipasquale ha deciso di unirsi alla Ses, la società ha che presentato il progetto, e impugnare il no davanti al Tar. Si tratta di un atto estremo, una sorta di scontro frontale con un’altra istituzione pubblica che il Comune poteva tranquillamente evitarsi. Ma Dipasquale si muove da caterpillar in ogni occasione e su ogni terreno. Dà l’impressione di agire senza riflettere e questa scelta di andare al Tar non fa che confermarlo.
La parola finale sul progetto del parco eolico tocca alla Regione, che, tra l’altro, su quell’area ha progetti di ben altro tipo, almeno a parole. Il parere della Soprintendenza è certamente pesante, ma non è comunque vincolante. Andare allo scontro frontale può essere una scelta valida per la società privata, è una scelta poco oculata per il Comune. Anche se Palazzo dell’Aquila, da quest’insediamento, potrebbe ricavare un bel po’ di quattrini da iscrivere in un bilancio che non è poi così asfittico come Dipasquale vuol far credere alla città.
Si va al Tar, comunque, nella speranza che i giudici amministrativi mettano il naso su quanto la soprintendente Vera Greco ha scritto per motivare il proprio no all’insediamento eolico sul crinale degli iblei. Si tratta di 31 aerogeneratori alle spalle della discarica di Cava dei Modicani, parte di un progetto che ne prevede 43 su tutta l’area che copre anche i territori di Chiaramonte e Monterosso. E’ un progetto notevolmente ridimensionato, rispetto a quello presentato nel 2004, quando si parlava di qualcosa come 136 aerogeneratori, ridotti poi a 84 e infine ulteriormente rivisti al ribasso.
Si va al Tar con in mano un documento che dimostra come all’interno della Soprintendenza le opinioni sulla materia non siano univoche. E’ il parere redatto dal responsabile della sezione Tutela del paesaggio. Un documento non ufficiale, ma divenuto importante, perché dava il via libera al parco eolico. Si tratta di un atto interno: «Non è stato vistato da me – ha spiegato la soprintendente Greco – ed ha un numero di protocollo interno. E’ un atto che non sarebbe mai dovuto uscire dalla sede della Soprintendenza». Per Vera Greco, comunque, al di là del fastidio di dover prendere atto che all’interno del suo ufficio c’è qualche “gola profonda” che rema contro la sua gestione, l’unica cosa che conta è alla fine l’atto da lei prodotto, motivato, firmato e protocollato. E questo dice no al parco eolico, perché dovrebbe essere realizzato in una zona che va invece accuratamente protetta e preservata da insediamenti di qualsiasi tipo.
Il braccio di ferro si tinge anche di giallo. Ma resta un fatto, assolutamente indiscutibile: la Soprintendenza, per due volte (prima Beatrice Basile ed adesso Vera Greco), ha detto no al progetto. E già questo da solo dovrebbe far sorgere qualche dubbio a qualunque amministratore che guarda all’interesse generale e non esclusivamente a quello particolare.
Che valore potrà avere il documento non ufficiale fatto uscire dalla Soprintendenza? Saranno i giudici amministrativi, nel momento in cui esamineranno gli atti, a farlo sapere alla comunità. In attesa che questo avvenga, comunque, il progetto del parco eolico resta sospeso: dovrà essere la Regione a dire la parola finale, ma il no della Soprintendenza pesa come un macigno su quella che dovrà essere la scelta finale. Resta da sciogliere solo un nodo, che poi per la città dovrebbe essere l’unico importante: a parte il ritorno economico, quali saranno i benefici che la collettività potrà ricavare dalla presenza dei pali sull’altopiano? Vedranno ridurre la loro bolletta elettrica? O dovranno tenersi i costi attuali e vedere il territorio macchiato da pali, che intristiscono la nostra splendida skyline.