Il documento dal notaio
di Redazione

Milano – Giorgio Armani se n’è andato giovedì 4 settembre 2025 all’età di 91 anni e ha lasciato in eredità a tutti il suo stile, che è un simbolo unico del made in Italy. Poi c’è l’altra eredità, quella più «terrena» e tangibile dei brutali numeri che ci dicono quanto vale il patrimonio: il range è tra gli 11 e i 13 miliardi, 11,5 secondo Forbes. Ma le classifiche lasciano il tempo che trovano perché il gruppo Armani con i suoi 8.700 dipendenti e 2,4 miliardi di fatturato non è quotato in Borsa e dunque non c’è un riscontro diretto di mercato. Il fondatore si è preoccupato per tempo del futuro della Giorgio Armani spa, costituita cinquant’anni fa, il 24 luglio del 1975. E ha delineato nello statuto le regole che governeranno l’impero e tuteleranno lo stile: dei prodotti, certo, ma anche imprenditoriale.
In due celebri citazioni si racchiude la sua filosofia di vita e di business: «L’eleganza non è farsi notare, ma farsi ricordare», «La moda è quella che viene suggerita e che spesso conviene evitare, lo stile è ciò che ciascuno ha e che deve conservare per tutta la vita». Re Giorgio, nato a Piacenza l’11 luglio 1934, non ha eredi diretti, non ci sono quote di legittima da soddisfare, ha tre nipoti e una sorella.
Silvana (69 anni) e Roberta (54) sono figlie del fratello Sergio scomparso anni fa e poi la sorella Rosanna (86) e suo figlio, Andrea Camerana (55). E qui c’è un incrocio tra le famiglie Armani e Agnelli: Andrea Camerana, sposato con Alessia Aquilani, cantante dance di grande successo negli anni ‘90 con il nome di Alexia (Summer Is Crazy, Uh la la la etc), condivide con John Elkann il trisnonno Giovanni Agnelli, tra i fondatori della Fiat.
I parenti di Armani sono tutti in consiglio di amministrazione, dove siede anche il manager (consigliere delegato) e amico Pantaleo Dell’Orco (72) oltre a Federico Marchetti, fondatore di Yoox. C’è un testamento e a breve, quando sarà aperto, si avrà la risposta alla domanda delle domande sull‘eredità: chi riceverà le quote della Giorgio Armani spa ovvero il 99,9% del fondatore? Di sicuro la Fondazione Armani (titolare del restante 0,1%) avrà un ruolo centrale ma, come vedremo, sono previste sei categorie di azioni nello statuto post Giorgio, il che conferma l’esistenza di una pianificazione già pensata nel dettaglio.
Il bilancio di gruppo, secondo gli ultimi dati approvati (2024), mostra un fatturato di 2,3 miliardi (-5% sul 2023), un utile ante imposte in calo a 74,5 milioni ma investimenti raddoppiati a 332 milioni. L’Europa ha generato il 49% del giro d’affari mentre le aree America e Asia Pacific ognuna il 21%, con il resto del mondo al 9%. Nei decenni il gruppo ha ampliato la sua attività con accessori, profumi, trucco e abbigliamento sportivo, oltre a design di interni, immobili, ristoranti e alberghi.
Armani è anche il proprietario del club di basket Olimpia di Milano.
In quattro anni dal 2021, cioè dopo il picco della pandemia, sono stati dunque realizzati quasi 600 milioni di utile che in parte è affluito come dividendo all’azionista. E’ questa la più importante fonte di reddito che avranno gli eredi.
«Anche io un giorno – si racconta Armani nel libro autobiografico “Per Amore” uscito nel 2022 – dovrò cedere il comando e concludere il mio percorso di stilista: non avverrà nell’immediato, ma ci penso da tempo, perché voglio che il frutto di tanta fatica, questa azienda alla quale ho dato tutta la mia vita e tutte le mie energie, vada avanti, a lungo, anche senza di me. Il piano di successione l’ho preparato con il mio usuale programmatico pragmatismo e la mia grande discrezione, ma non lo rivelo adesso, perché ci sono ancora».
Nell’ottobre del 2023 il Corriere rivelò lo statuto della futura Giorgio Armani spa che avrebbe governato il gruppo, all’insegna della continuità, alla scomparsa dello stilista. Ora è dunque un documento di grande attualità. Approvato in un’assemblea straordinaria del 2016 e integrato a settembre 2023 con l’introduzione delle azioni senza voto, lo statuto sarà formalmente adottato – si legge nel verbale di quella riunione – «con effetto dalla data di apertura della successione del signor Giorgio Armani». È l’architrave societario su cui si innesta l’eredità Armani.
Dunque non essendoci quote di legittima da soddisfare, l’imprenditore nel testamento (che ha già fatto) può disporre come crede di tutto il suo patrimonio. Andiamo più nel dettaglio dello statuto. Dalla A alla F sono previste sei categorie di azioni, oltre alle due senza voto introdotte successivamente.
I soci A avranno il 30% del capitale, quelli F il 10%, tutti gli altri il 15% a testa. Ma ogni azione A darà diritto a 1,33 voti e ogni F a 3 voti. Dunque A+F pur con il 40% del capitale avranno oltre il 53% dei voti nelle assemblee. Inoltre i soci A hanno diritto di nominare tre consiglieri, tra cui sarà scelto il presidente, e gli F due consiglieri, tra cui verrà tratto l’amministratore delegato, su un board fissato a otto membri. È assai probabile che in queste due categorie di azioni si collocherà la Fondazione Armani. Tanto più che i consiglieri A e F hanno poteri determinanti in consiglio nelle decisioni strategiche (piani industriali, acquisizioni/cessioni oltre i 100 milioni, marchio, ecc).
Basta invece la maggioranza assoluta dei presenti in cda per l’approvazione del bilancio e «decorso il quinto anno successivo all’entrata in vigore del presente Statuto quotazione delle azioni della società su un mercato regolamentato». Per fusioni, scissioni, modifiche dello statuto, aumenti di capitale occorre il 75% dei voti in assemblea straordinaria. Sulle retribuzioni serve «almeno il 51%» altrimenti «agli amministratori non viene attribuito alcun compenso». Ma possono anche essere retribuiti «sotto forma di partecipazione agli utili» o di stock option. Per le scelte dei responsabili Stile Uomo e Stile Donna la procedura coinvolge tutte le categorie ma anche qui, di fatto, A e F hanno un determinante potere di veto.
L’articolo 4 (“Oggetto. Principi fondanti») più di ogni altro indica la strada. Quei principi in parte introdotti anche nella Fondazione ma che qui, in una spa operativa, hanno il valore di un vincolo di continuità morale e industriale. «Adeguato livello di investimenti», «gestione finanziaria equilibrata», «reinvestimento degli utili»; «diversificazione e segmentazione dei diversi marchi aziendali, mantenendo coerenza nell’attività stilistica, di immagine, di prodotto e di comunicazione»; «attenzione a innovazione, eccellenza, qualità e ricercatezza del prodotto»; «cauto approccio ad acquisizioni» e solo per «sviluppare competenze non esistenti internamente (…)»; «priorità allo sviluppo continuo a livello globale del nome Armani». Sono le linee guida inderogabili di uno stile inconfondibile, anche imprenditoriale, che Giorgio Armani ha voluto tramandare.
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