Modica - Il recente dibattito sul depauperamento del centro storico di Modica, sollevato da Ragusanews, mette in luce una realtà economica ben più complessa di quanto appaia a prima vista. Il tema della crisi del centro storico è stato amplificato dalla notizia della chiusura del ristorante "Accursio", un rinomato locale che ha rinunciato alla sua Stella Michelin. Accursio Craparo ha deciso di chiudere il suo ristorante per concentrarsi sul progetto imprenditoriale già da tempo avviato, la trattoria "Radici". Ma, oltre alla sua scelta imprenditoriale, ciò che emerge è una crisi più ampia che riguarda l’intero settore commerciale e che non può essere ridotta alla mera perdita di un ristorante stellato.
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Non è il centro storico che sta vivendo una crisi strutturale, quanto la difficoltà di adattamento del commercio alle nuove necessità e ai cambiamenti economici globali. Le abitudini di acquisto sono mutate radicalmente. Oggi, non è più la posizione fisica a fare la differenza, ma come un’attività riesce a rispondere alle richieste di un mercato che si è globalizzato. I consumatori si orientano verso modalità di acquisto più rapide e convenienti, come quelle offerte dalle piattaforme online, che vantano una vasta gamma di prodotti, prezzi competitivi e, spesso, una maggiore comodità. Tuttavia, questo non significa che il commercio tradizionale sia destinato a scomparire.
In questo contesto, oggi prevale nel commercio fisico l’attività che offre un servizio che soddisfa un’esigenza reale e fondamentale. Le attività che riescono a distinguersi non sono quelle che si limitano a vendere prodotti, ma quelle che offrono un servizio unico ed irripetibile. Queste sono le attività che risolvono un problema specifico, che si adattano in modo esclusivo alle esigenze del cliente, dando vita a un’esperienza che non può essere replicata né dai grandi brand globali né dal commercio online. Ecco perché, anche in un periodo di crisi, queste realtà commerciali possono non solo sopravvivere, ma prosperare.
La scelta di Accursio Craparo di rinunciare alla Stella Michelin e concentrarsi su una trattoria più informale, come "Radici", rappresenta un esempio di come anche le imprese di successo possano adattarsi a un mercato che richiede costante innovazione. Questo non è solo un caso isolato. In Italia, sempre più chef e ristoratori rinunciano a mantenere la Stella Michelin, poiché i costi associati a tale riconoscimento sono diventati insostenibili per molti. In questo contesto, la crisi del settore della ristorazione è solo una parte di una trasformazione ben più ampia che coinvolge tutto il commercio.
Gestire un’attività che si occupa di compravendita non è più un’operazione che si limita a soddisfare un bisogno locale. Chi oggi gestisce un negozio fisico deve necessariamente ragionare in termini di mercato globale, adattando il proprio modello di business alle nuove sfide e opportunità offerte dalla digitalizzazione. Il commercio online non è una minaccia, ma una grande opportunità. Ogni singolo punto vendita ha la possibilità di integrarsi nel mercato globale, espandendo la propria visibilità e raggiungendo una clientela ben oltre i confini geografici del proprio quartiere o della propria città. In altre parole, oggi possiamo essere tutti parte del commercio online, con le giuste strategie, senza dover necessariamente sacrificare il negozio fisico.
Se guardiamo all'evoluzione delle città, non possiamo ignorare il fatto che anche in centri storici più grandi e apparentemente più dinamici, come quelli di Roma, Firenze e Venezia solo per citarne alcune, le attività si avvicendano con una rapidità impressionante. Nuove botteghe aprono, altre chiudono, altre volte si spostano da un locale commerciale ad un altro per ottimizzare le spese di locazione e senza suscitare lo stupore di nessuno. Nei centri storici di queste città, accanto ai grossi brand si sono incastonati piccoli negozi alimentari gestiti da comunità diverse, di magrebini, di bangladesi che gestiscono piccole attività che si adattano alle esigenze moderne, modificando la geografia commerciale del quartiere ma per nessun cittadino locale risulta essere una novità. Eppure, quando succede a Modica, scatta un automatismo di pregiudizio, come se la città fosse immune da questa evoluzione.
Il centro storico di Modica non è in crisi per il caro affitti, come erroneamente si potrebbe pensare. Gli affitti sono simili a quelli di altre aree della città, a Modica bassa come al Polo Commerciale, dove certamente non regalano locazioni. La vera questione riguarda le difficoltà di molte attività nel rinnovarsi. Le attività storiche, che una volta rappresentavano il cuore pulsante del commercio locale, soffrono della mancanza di un ricambio generazionale. I giovani, figli o nipoti dei titolari imprenditori, non sempre sono disposti a portare avanti un’attività che non li entusiasma e sol perché è l’attività di famiglia. inoltre si trovano a dover fare i conti, con un progetto imprenditoriale che richiede competenza, visione e capacità di adattamento in un mercato oggi molto complesso.
Aprire un'attività commerciale oggi comporta sfide enormi: tassazione elevata, margini di profitto ridotti, costi di gestione spesso esorbitanti, impegni bancari pesanti e una concorrenza che non è più solo locale, ma globale. Eppure, queste difficoltà non sono insuperabili. Le attività che riescono a innovarsi, a rispondere in modo efficace alle esigenze dei clienti e ad integrare il commercio fisico con il digitale, possono non solo sopravvivere, ma prosperare in un contesto globale.
Gestisco un negozio che esiste dal 1911 in Corso Umberto, e sono stanco di sentire parlare della “crisi del centro storico” senza una comprensione profonda di cosa comporti veramente la gestione di un'attività commerciale. La crisi non è solo un problema di location, ma di un mercato che sta cambiando rapidamente e che richiede di essere affrontato con competenza, visione e capacità di adattamento. Il commercio, oggi, è globalizzato e digitalizzato. Non possiamo più ragionare solo in termini di mercato locale, ma dobbiamo essere pronti a competere su scala globale. La soluzione sta nell’integrazione dei canali fisici e digitali, nell’offrire qualcosa di unico e distintivo. In questo panorama, chi saprà rispondere alle esigenze moderne, combinando tradizione e innovazione, avrà non solo la possibilità di sopravvivere, ma di emergere in un mercato che, per quanto competitivo, offre ancora enormi opportunità.
In sintesi, il commercio a Modica, come in molte altre città italiane, sta attraversando una fase di trasformazione. La crisi non è un destino ineluttabile, ma un’opportunità di rinnovamento. Se il commercio tradizionale saprà rispondere con flessibilità e innovazione, il centro storico potrà continuare a essere un polo di attrazione, non solo per i residenti, ma per un pubblico globale, in grado di apprezzare non solo il prodotto, ma l’esperienza che ogni negozio o ristorante può offrire.
Il futuro del commercio a Modica dipenderà da quanto le imprese locali sapranno reinventarsi, dal coraggio di intraprendere nuove sfide e dall'intuizione di integrare il mondo fisico e quello digitale. La città ha tutte le potenzialità per farlo, a condizione che tutti gli attori coinvolti, dalle istituzioni alle singole imprese, si impegnino in un progetto comune di rilancio e innovazione. Modica, con la sua storia, la sua cultura e il suo spirito di comunità, può guardare al futuro con speranza e determinazione.
Claudio Spoto