Scicli - Da oltre un decennio a questa parte la scuola pubblica italiana sta modificando il suo assetto organizzativo e didattico per far fronte alle numerose esigenze dell’utenza scolastica, sempre più difficile nelle scelte, negli apprendimenti e nell’acquisizione di competenze specifiche. Uno degli obiettivi, in corso di verifica definitiva per aumentare l’efficienza scolastica, pare sia quello di accorpare diverse scuole e indirizzi sotto un'unica dirigenza scolastica ed amministrativa.
L’accorpamento delle scuole in Italia non deve essere considerato, dal punto di vista educativo didattico, quale principale problema e neanche il toccasana che risolve tutti i problemi dell’istituzione scolastica. In Sicilia con il nuovo dimensionamento scolastico si passerebbe dalle attuali 800 scuole alle 700 del 2026-27. In provincia di Ragusa, recentemente in conferenza presso la Regione Sicilia, si è parlato di razionalizzazione delle scuole interessando i Circoli Didattici e non le Scuole Superiori. Oggi, come di fatto, assume molta importanza programmare il percorso formativo degli studenti, specialmente nelle scuole con più indirizzi,prospettare soluzioni efficaci ai complessi problemi della società. Qualunque riforma della scuola italiana non può prescindere dalle capacità manageriali, dalla didattica dei Docenti, dalla offerta formativa seria di ogni singolo Istituto, tutti responsabili dei possibili miglioramenti delle politiche scolastiche. È la giusta combinazione di tali fattori, indispensabili alla formazione degli alunni, che produce più ricchezza intellettuale, invoglia molti studenti a continuare la scuola, elevando così il livello educativo - culturale generale. Certamente in una scuola con diversi indirizzi è più facile per lo studente trovare, anche con passaggi interni, quell’indirizzo di studio più indicato alle proprie aspirazioni e capacità, ma anche fare esperienze nuove, confrontarsi con coetanei di indirizzi diversi.
È pur vero che molte scuole all’atto della frequenza dei ragazzi non sviluppano e non soddisfano con la loro programmazione tutte le aspettative richieste dagli alunni. La valentia, il valore di una scuola non si giudica solo dal numero di occupati post diploma, ma soprattutto dalle conoscenze e competenze acquisite dagli alunni e spendibili in professionalità. Purtroppo notiamo sempre, anno dopo anno, che la vivibilità della scuola è in continuo peggioramento. Aumentiamo il numero degli alunni per classe( 28-30), introduciamo i tutor di orientamento che si interessano di quante volte lo studente va in bagno, non curiamo le strutture scolastiche, non riusciamo a garantire un adeguato sostegno, non riusciamo a fare le normali lezioni (troppo lavoro e burocrazia, e scuola) e poi parliamo di Dispersione Scolastica. Ci interroghiamo e investiamo soldi per capire perché i ragazzi abbandonano la scuola. Eppure, gli Istituti Superiori formati da licei, tecnici, professionali avrebbero dovuto creare un pacchetto istruzione così completo ed aperto ad ogni esigenza relativa all’istruzione e alla formazione. Notiamo, purtroppo, come molti ragazzi ogni anno sono sempre più disorientati per il loro futuro, non vengono aiutati e supportati nelle loro difficili scelte. Per certe scuole il problema non si pone, importante che per la continuità, si formino le prime classi.
L’Orientamento scolastico se fatto bene (da Docenti qualificati) fra scuola media e superiori sarebbe l’arma vincente, non unica, per contenere da una parte la dispersione scolastica , ogni anno sempre in aumento, dall’altra porterebbe ad un migliore equilibrio sulla distribuzione del lavoro e nel ricambio professionale. Purtroppo ogni anno prevale la strategia dell’acchiappamento (dicembre e gennaio) di alunni della terza media da parte degli Istituti Superiori, spinti sempre dal problema della formazione delle classi. Per evitare questo, il terzo anno delle medie deve essere maggiormente dedicato alla conoscenza (stage)degli insegnamenti delle scuole superiori e dei successivi sbocchi occupazionali. Molte scuole superiori, a detta dei ragazzi, non risultano funzionali sotto il profilo organizzativo e gestionale, anche gli Open Day non riescono a convincere le scelte degli alunni. Più volte verificato, risultano in sofferenza gli indirizzi tecnici e professionali, i ragazzi lamentano di non essere sostenuti e poco attenzionati nelle loro esigenze ed aspettative.
Risulta difficile, sia da parte dei Dirigenti che dei Docenti, motivare gli studenti verso uno studio e apprendimento consono alla loro scelta di indirizzo, anche a motivo della mancanza dei Direttori Didattici Istituzionali (eletti nei Collegi Docenti) competenti per ogni Istituto. Se aggiungiamo il numero elevato di studenti nelle prime classi, soprattutto dei Professionali, diciamo che la frittata è fatta. Da questi Istituti, infatti, si ha la maggiore dispersione scolastica. Le prime classi, si ribadisce ancora, devono essere formate da 15 alunni per tantissimi motivi, diversamente diciamo di non aver capito nulla e parliamo inutilmente. Si investono soldi in tecnologie (vedi PNRR), si fanno conferenze e si scrivono libri, si parla di sicurezza, addirittura con prove di evacuazione( sempre riuscite), poi ci troviamo aule dove non si capisce nulla per problemi di insonorizzazione, dove si continua ad ignorare il problema ma si parla tanto di accoglienza,(caso rilevato da anni in più classi di scuole superiori, caso da approfondire), aule dove è sempre carente il riscaldamento(a volte anche durante l’Open Day), aule dove da un momento all’altro si staccano intonaci dalle pareti. Come reagisce la scuola? facile, con l’illusione dei PON ed eventi di particolari Europei, una pitturata sui muri , una visita in azienda, una pennellata di ottimismo in laboratorio e soprattutto con la facile promozione alla classe successiva.
Oggi quel che conta sono i numeri, non gli studenti. C’è la prendiamo sempre con i ragazzi, ma non si vuole capire che così facendo la scuola è diventata poco credibile, da parte di tutti Alunni, Famiglie, Docenti e Personale Scolastico. Allora, bisogna stare attenti che la scuola non diventi sede di continue proposte e promesse o di belle manifestazioni culturali e poi si trascura l’effettiva essenza, gli alunni ed i loro bisogni.