Scicli - La pretesa di restaurare ordine e merito di questo governo e del ministro Valditara ha riacceso la discussione sui sistemi di valutazione scolastica. E il ritorno ai voti numerici, anche dove erano stati aboliti, appare come la panacea di tutti i mali della scuola.
In effetti i voti numerici nel processo didattico - il discorso si farebbe più complesso per gli esami finali - sono sbagliati e dannosi a qualunque livello scolastico.
Non è qui mia intenzione fare una lezione di docimologia. Per questo mi servirò di esempi pratici.
Quando io, professore di italiano, ad un tema dò un 6 e ad un altro un 3, voglio forse dire che un tema vale il doppio dell’altro? Certamente no. Ho voluto solo dire che quel 3 è un tema che vale meno di quello cui ho dato 4, il quale a sua volta vale meno di quello a cui ho dato 5, e così di seguito. Ho davanti il mio bel mazzo di temi e ho “messo in ordine” le performance dei miei alunni. I voti numerici in sostanza non indicano “quantità”, ma “ordine”, sono – come si dice in docimologia (chiedo scusa…) – una “scala ordinale”.
Ne consegue che in un altro mazzo di temi quel 6 può tranquillamente diventare 7 o 5, a seconda della “qualita” degli altri temi del mazzo.
Né d’altra parte quel numero potrebbe indicare “quantità” o “qualità”, perché in tal caso dovrei avere uno standard nazionale che mi dice quando un tema (o qualsiasi altra performance scolastica) vale 6 o vale 3.
E’ esperienza scolastica di tutti noi, almeno di quelli meno bravi a scuola, che speravano sempre di essere interrogati insieme ai meno bravi della classe, per ottenere una valutazione un tantino più alta. E anche questo aspetto è stato peraltro studiato in docimologia ed è noto come “effetto ordine di correzione” (un tema che viene esaminato dopo tre o quattro temi scadenti è valutato più dello stesso tema valutato dopo tre o quattro temi ben fatti).
Quindi abbiamo concluso che i voti numerici non indicano “quantità” o ° “qualità”, ma “livello” all’interno del gruppo classe. Eppure sono usati come quantità, quando nel giudizio finale si fa la “media” dei voti riportati, e su tale base si boccia o promuove: un 3 e un 6 fanno 4 e ½, quindi bocciatura… .
Racconto, per intenderci, un aneddoto di me alunno, in seconda liceo classico. Un professore di latino e greco, peraltro molto bravo, con la media del 5- allo scritto bocciava, indipendentemente dal voto dell’orale; con 5 invece promuoveva. Orbene il mio compagno di banco ebbe 5- nell’ultima versione di latino (era dall’italiano al latino). Fatti i calcoli aveva una media di 4 e ½, quindi bocciato. Presi una matita blu e dopo attento studio segnai un errore che non c’era. Poi, forte della mia riconosciuta competenza in latino, andai dal professore chiedendo perché mai avesse fatto quel segno blu. A farla breve, dopo una discussione sul testo, mi disse che effettivamente avevo ragione e imputò quello sbaglio ai troppi compiti che aveva dovuto correggere a fine anno. Girò pagina e trasformò quel 5- in 5 e ½ . E il mio compagno fu promosso.
Un errore in più o in meno può decidere un anno scolastico… . Per questo i voti numerici sono così ansiogeni per i nostri ragazzi, purtroppo sempre più fragili in una società che non li aiuta a crescere… Ma sono anche ingiusti!
Guglielmo Palazzolo
ex dirigente scolastico ed ex professore di Italiano