Cultura
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19/08/2010 23:58

L’impresa di due fratelli ragusani. Giro d’Italia in vespa

Fabrizio e Adriano Statello, 30 e 23 anni, hanno compiuto l'impresa in sette giorni

di Telenova

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Ragusa – Da Piacenza a Ragusa in vespa.

Un cammino lungo quasi 2.200 chilometri che hanno percorso due giovani ragusani che da qualche anno vivono al Nord.

Fabrizio e Adriano Statello, 30 e 23 anni, hanno compiuto l’impresa in sette giorni. Per l’esattezza hanno percorso 2.151 chilometri da Piacenza a Cava d’Aliga, la frazione sciclitana dove la famiglia trascorre l’estate.

Ma perché questa scelta?

“Avevamo voglia di prendere aria”, rispondono i due fratelli all’unisono. Fabrizio vive da una decina d’anni a Piacenza, dove lavora per la Caritas dopo avere ottenuto una laurea, con lode, in Scienza dell’educazione.

E’ un educatore professionale che lavoro nel sociale da anni, già prima di ottenere la “pergamena”.

Adriano, invece, studia ad Empoli, è prossimo alla laurea in Urbanistica ed ha molto a cuore le tematiche ambientali. “Abbiamo deciso di fare questo viaggio per vedere l’Italia reale – spiega Adriano -. Spesso vediamo immagini del nostro paese, ma non lo conosciamo davvero.

Abbiamo sentito parlare, per esempio, del problema dei rifiuti: abbiamo potuto vedere coi nostri occhi, come da Roma in giù, sino dalle nostre parti, ci sia questa vera e propria emergenza”.

“E poi – aggiunge Fabrizio – è stato importante proprio il contatto con la gente dei posti dove ci fermavamo. Ormai viaggiamo chiusi in auto, con la aria condizionata ed i finestrini chiusi. In questi sette giorni abbiamo, invece, potuto sentire gli odori e i suoni dei paesi in cui passavamo. E’ stato bello anche l’incontro con la gente”.

Il meccanico che in Calabria ha sostituito l’ammortizzatore, gli amici sparsi lungo il percorso. Prima tappa a Follonica, poi Terracina. Due giorni a Napoli.

“Mi sono sentito a casa – rivela Fabrizio -. E’ stata una bella esperienza la due giorni a Napoli”. E poi Paria a Mare, in Calabria. Ed ancora, in Sicilia, a Naso. Infine la discesa per i paesini dell’Etna ed il ritorno a casa.

“Abbiamo voluto intendere il viaggio non solo in senso fisico – spiega Fabrizio -. E’ stato interessante anche l’accostamento con il senso interiore del viaggio, del mettersi in cammino”.