Cronaca
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24/11/2010 18:04

L’Inps sbaglia e le dà una pensione di 7 mln di euro. Al mese

Beata

di Redazione

Mascalucia – Quando ha aperto la lettera che le era stata inviata dall’Inps di Mascalucia, Comune alle porte di Catania sulle pendici dell’Etna, una donna di 60 anni non ha creduto ai propri occhi. Veniva ammessa alla pensione di vecchiaia, quantificata dall’Istituto nazionale di previdenza sociale in, udite udite, 7 milioni 505mila euro al mese. Sì, avete capito benissimo. Con decorrenza dal 1° ottobre scorso. In pratica, la neofortunata dovrebbe a giorni riscuotere ben 15 milioni 10mila euro, 30 miliardi delle vecchie lire per i primi due mesi. Qualcuno direbbe che “non son certo bruscolini”.
«Ho lavorato per 43 anni, gli ultimi 36 dei quali come artigiana nel settore dell’acciaio – racconta la donna, che risiede con il marito e i figli a Sant’Agata li Battiati, nell’hinterland etneo, e preferisce restare anonima -. L’estate scorsa ho fatto richiesta per la pensione all’Inps. Che mi ha risposto con una lettera recante per oggetto “comunicazione di liquidazione”. La lettera è firmata dal direttore Giovanni Barbagallo e inizia così: “La informo che la richiesta pervenuta il 12 ottobre 2010 è stata accolta e che le è stata liquidata la pensione di vecchiaia, categoria Voart numero 3…, con decorrenza 1° ottobre 2010. L’importo mensile della pensione alla decorrenza è di euro 7.505.000,00″».
Subito sotto, sono indicati i “dati di liquidazione”. “La pensione è calcolata con il sistema retributivo, sulla base dei contributi versati dal 4 settembre 1967 al 30 settembre 2010 (43 anni, ndr.)”. Sul retro della lettera, vengono calcolati gli arretrati relativi ai mesi di ottobre e novembre. In totale 15.010.000,00 euro. Che, tolte le trattenute fiscali, diventano 14.432.600,00 euro. «Peccato – conclude quasi divertita la signora – che si tratti di un errore. Ma è possibile che nessun impiegato prima di imbustare la lettera se ne sia accorto? Sa come mi sento, come chi ha in mano un “6” del Superenalotto e s’accorge di non aver giocato la schedina».