di Redazione
Palermo, 19 gen. Senza musica non c’è cultura né luce, né colori, ma tutto è grigio, opaco e buio. Questo è uno dei messaggi che Emma Dante lancia nella sua lettura di ‘Feuersnot’, l’opera giovanile di Richard Strauss che ieri sera ha inaugurato la stagione 20132014 del Teatro Massimo di Palermo. Un titolo desueto, rappresentato ingiustamente solo tre volte in Italia, voluto dal direttore artistico della Fondazione lirica palermitana, Eytan Pessen, e dal commissario Fabio Carapezza Guttuso, il quale l’ha da subito immaginato nella messa in scena della Dante. Una scelta azzeccata, visto il successo di ieri sera. Il teatro infatti era pieno e il pubblico, composto da moltissimi giovani, alla fine ha applaudito per quindici minuti accogliendo con ovazioni l’arrivo in palcoscenico della Dante. ‘Feuersnot’ è una favoletta su libretto del poeta Ernst von Wolzogen che Strauss compose nel 1901 in polemica con la sua città, Monaco di Baviera, che non aveva apprezzato la sua precedente opera, ‘Guntram’, e che in generale non apprezzava la sua musica. Il protagonista, Kunrad, è un mago che vive chiuso nella sua casa, non capito dai suoi concittadini. Durante la festa della notte di San Giovanni, vede la bella Diemut, se ne innamora e la bacia pubblicamente. Per vendicare l’offesa, Diemut finge di assecondarlo e durante un dialogo amoroso in cui Kunrad è sotto il suo balcone, lei cala un cesto per farlo salire fino alla sua camera, ma lo lascia appeso a mezz’aria, chiamando l’intera popolazione per sbeffeggiarlo. Kunrad deluso, con un incantesimo spegne tutti fuochi e lascia al buio l’intera città. La luce, promette, tornerà solo quando Diemut capirà il suo amore e lo ricambierà. Naturalmente la bella fanciulla ricambierà l’amore del mago e la luce tornerà a splendere più di prima. Emma Dante sposta l’azione da Monaco in una città del meridione, rappresentata da una semplice facciata e da una moltitudine di sedie sospese che evocano le piazze del Sud e ricordano una famosa istallazione di Bob Wilson, e trasforma Kunrad in un musicista, lo stesso Strauss incompreso dai suoi concittadini. Per dare maggiore evidenza a quest’idea, fa iniziare lo spettacolo mentre gli orchestrali in buca accordano gli strumenti, con Kunrad in proscenio intento a comporre musica, circondato da 30 mimi, coloratissimi, che resteranno in scena per tutta la durata dell’opera a rappresentare gli ‘amici’ del protagonista, in contrasto con il popolo della cittadina, grigio e incolore, incapace di comprendere l’arte di Kunrad. Toccherà ai mimi rappresentare nel finale il ritorno della luce, e lo faranno attraverso movimenti coreografici di grande suggestione teatrale, nello stile visionario tipico della regista palermitana. (segue)
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