di Redazione

Da un lato, i parenti stretti dell’Udc, che lo pressano affinché sia il “loro” candidato per il “dopo Cuffaro”. Dall’altro, “gli amici del Popolo della Libertà”, come li ha chiamati più volte lui stesso, che premono affinché lasci gli ormeggi di una coalizione di centro ed entri nella nuova formazione di centrodestra.
Stretto tra questi due fuochi, Raffaele Lombardo, segretario del Movimento per le Autonomie, di una cosa è comunque certo: correrà alle prossime elezioni regionali siciliane per lo scranno più alto di Palazzo d’Orleans. E, in un modo o nell’altro, sarà uno dei candidati più temibili e difficili da battere per il ticket tutto femminile targato centrosinistra e composto da Anna Finocchiaro (che solo sabato scorso ha deciso di correre per la presidenza della regione) e Rita Borsellino.
Con chi deciderà di allearsi è invece ancora dubbio. Da diversi giorni Lombardo è infatti il candidato ufficiale dell’Udc, che non pone condizioni per appoggiarlo: “Purché sia lui e non Miccichè – dicono i dirigenti isolani del partito – la coalizione si può estendere anche a Forza Italia”. E in queste ore, il semaforo verde è arrivato anche dal segretario nazionale Pier Ferdinando Casini, che sabato scorso ha annunciato la sua corsa in solitaria: “In Sicilia abbiamo amici maggiorenni e vaccinati. Possono tranquillamente decidere loro cosa fare. Dove si raggiungeranno intese per presentare giunte di centrodestra non avremo difficoltà. Siamo aperti ad alleanze senza veti ideologici”.
Tutt’altra musica quella che proviene invece dai dirigenti azzurri: il candidato designato da Silvio Berlusconi, e cioè l’ex presidente dell’assemblea regionale siciliana Gianfranco Miccichè,va ripetendo da giorni che è pronto a fare un passo indietro, “Purché la coalizione non si estenda all’Udc”. Aggiungendo: “Per quello che mi riguarda, se ci dovesse essere un accordo con Cuffaro, mi candiderei anche anche da solo”.
Una posizione netta, una distanza incolmabile, che sembra comunque essere più personale che programmatica, e che di certo ha a che fare con le parole di fuoco che lo stesso Miccichè destinò all’ex presidente della Regione, subito dopo la sentenza di condanna in primo grado.
Nel frattempo, a Forza Italia Lombardo ha posto le sue condizioni: nessun apparentamento, ma una coalizione estesa solo alle regioni del Sud, in modo da imitare lo schema attuato in Veneto, Piemonte e Lombardia con la Lega Nord. In più, l’impegno del Cavaliere, qualora dovesse tornare a Palazzo Chigi, alla costruzione del Ponte sullo stretto e all’introduzione della fiscalità di vantaggio per le imprese del Meridione.
Berlusconi, di rimando, l’avrebbe invitato ad entrare nel Pdl, “garantendogli” un “ministero pesante”, l’elezione di 15 deputati e accogliendo tutte le richieste programmatiche del movimento.
Una distanza ampia ma comunque colmabile, che ha portato proprio in queste ore Lombardo a dirsi “fiducioso”, garantendo che scioglierà le sue riserve entro oggi a ora di pranzo. Se si dovesse trovare un accordo tra il Pdl e l’Mpa , il sogno di un nuovo polo di centro vagheggiato da Casini e compagni troverebbe, almeno in Sicilia, uno stop decisivo e definitivo.
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