La scomparsa del grande attore di Modica
di Redazione


Modica – Esiste un tono, una cifra, una pronuncia, una sfumatura.
Marcello Perracchio è stato tutto questo. Perracchio non recitava. Interpretava se stesso. E facendo se stesso incarnava l’anima di un popolo.
Ecco perchè la sua scomparsa viene vissuta da tutti come un lutto. Perchè Marcello ha interpretato una familiarità, un essere zio che lo ha reso vicino, riconoscibile, inconfondibile.
La sua dimensione è stata rappresentativa di tutti. Quando Zingaretti interpreta il Commissario Montalbano mantiene un che di romanesco, così percettibile che lo stesso attore, nel 1998, chiese al maestro della scuola d’arte drammatica Andrea Camilleri: “Andrea, come faccio?”
E Camilleri rispose: “non forzare col dialetto, parla come parlerebbe un siciliano che in famiglia ha un romano che gli condiziona l’inflessione”.
Ecco, Perracchio è stato autenticamente Sicilia. Senza trucco, senza maschera. Egli stesso è stato maschera, egli stesso è stato Sicilia, sin da quando, col compianto Ciccio Belgiorno, ha calcato le scene dell’istituto Archimede in mitiche feste di fine anno dove si piangeva, dal ridere.
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