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09/12/2013 15:50

Marcello Perracchio torna in Fantasticheria

Il 14 e 15 dicembre

di Redazione

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Marcello Perracchio
Marcello Perracchio

Ragusa – 14 e 15 Dicembre Teatro Don Bosco Ragusa: 2° appuntamento di Palchi Diversi 9^ Edizione. Fantasticheria mare di provvidenza (novella in musica) di Antonella Sturiale da Giovanni Verga con Marcello Perracchio – Federica Bisegna – Vittorio Bonaccorso – Agata Raineri; musiche di Alessandro Cavalieri; Costumi e collaborazione al testo Federica Bisegna e con Amélie Mastalerz, Anita Pomario, Gesica Trama, Giuseppe Arezzi, Doriana Nobile, Gaia e Federica Guglielmino, Mattia Piras, Carola Occhipinti; direttore di scena Andrea Cappuzzello. Luci Andrea Iozzia. Scena e Regia Vittorio Bonaccorso 
Info e prenotazioni: 339.3234452 – 338.4920769 Ingresso €.10

“Tutto ciò che è in alto è come ciò che è in basso, tutto ciò che è in basso è come ciò che è in alto. E questo per realizzare il miracolo di una cosa sola da cui derivano tutte le cose, grazie ad un’operazione sempre uguale a se stessa.” (Ermete Trismegisto “La tavola di smeraldo”)

La teoria dell’ostrica, sviluppata da Verga nella novella Fantasticheria, non rappresenta solo la convinzione che per coloro che appartengono alla fascia dei deboli è necessario rimanere legati ai valori della famiglia, al lavoro, alle tradizioni ataviche, per evitare che il mondo, cioè il “pesce vorace”, li divori; è anche una delle metafore che meglio rappresentano l’uomo e, in generale, tutti gli esseri viventi.
Sarà più volte capitato, andando al mare, di guardare gli scogli e di notare tutte quelle piccole escrescenze di forma conica chiamate Padelle di mare (o Patelle). Se si osserva attentamente ci si accorge che la loro forma è simile ad una piccola montagna o, se si vuole, ad un vulcano. Tante microscopiche montagne attaccate ad una più grossa, lo scoglio, che a sua volta è parte di quella porzione di terra emersa che chiamiamo Sicilia che, a sua volta è parte di una “zolla tettonica” fluttuante su un “mare” di magma. Allora anche la Sicilia può essere considerata una montagna sulla quale è attaccata una macroscopica “Patella” chiamata Etna. Nelle intuizioni del Verga c’è qualcosa di estremamente moderno, vicino persino alle teorie scientifiche che non distinguono tra microcosmo e macrocosmo ma solamente tra i loro rispettivi punti di vista. Ognuno di noi rimane attaccato al proprio scoglio; siamo la montagna sulla montagna, l’isola sull’isola. Ci si può sentire padroni del mondo non possedendo nulla, e ci si può sentire estremamente poveri pur godendo del benessere. “Come si può vivere tutta una vita in un luogo del genere?”, si chiede l’ospite francese (protagonista della novella), prendendo come punto di riferimento la grande metropoli, la quale ella pensa sia “il mondo”. In realtà non possiede gli strumenti per capire quei luoghi, quella gente, lo scrittore stesso. Ciò che determina la definizione di isola è il “mare”, e se si cambia angolazione anche i continenti sono delle isole: tutto è relativo e dipende da come si osserva il pianeta.
Ci sono uomini, però, che scrutano tutto ciò da una postazione privilegiata: i pescatori, dotati di una saggezza profonda, riescono a guardare la terra ferma ad una distanza tale da concepirne l’imponenza e, al tempo stesso, la piccolezza rispetto alla vastità del mare. Filosofi loro malgrado, sono capaci di interpretare, guardando il cielo, le forze della natura e la loro potenza. Uomini come Padron ‘Ntoni de I Malavoglia, romanzo costruito proprio intorno al concetto dell’ostrica e di cui Fantasticheria è preludio.
Ho voluto che questa figura caparbia, simile a quella de Il vecchio e il mare di Hemingway – ostrica sull’ostrica – fosse il filo conduttore di questo nostro piccolo viaggio. Sono sicuro che anche adesso in alcune zone depresse della Sicilia, a dispetto del tempo e della modernità, tale viaggio produrrebbe in noi le stesse sensazioni che provò la straniera francese, nella sua permanenza di sole 48 ore ad Aci Trezza. Un tempo necessario solamente per vedere la superficie delle cose, come quando si è turisti: la miseria, il lavoro duro, la fame, la malattia o, al contrario, la bellezza dei panorami, la bontà del cibo e il folklore più o meno ostentato. Ma non bastante ad assaporare “l’amore – amaro” per questa terra così piena di contraddizioni: aspra ma al tempo stesso dolce, con un sole così accecante da risultare “nero”, con un mare che, sì, è barriera ma anche e soprattutto “provvidenza”.