Attualità
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13/07/2010 19:37

Matri!! Troppi parti cesarei. La donna sicula al naturale deve tornare

Dalla donna coi baffi a quella emancipata

di Redazione

Stop ad una Sicilia guinness del parto cesareo rispetto alle altre regioni italiane. L’assessorato regionale della Salute vuole promuovere il ricorso al parto naturale e scoraggiare il ricorso improprio al parto cesareo, uniformandosi così alle raccomandazioni dell‘Organizzazione mondiale della Sanità e recependo le linee guida emanate dal ministero della Salute lo scorso 19 gennaio.

La decisione scaturisce dai dati di attività per il parto cesareo registrati in Sicilia nel 2008 e nel 2009: la percentuale di parti cesarei è stata del 53% circa (53,7% nel 2008 e 53,11% nel 2009), a fronte di una media nazionale del 38,35%, e all’obiettivo del 20% fissato dal Ministero. Il dato siciliano è appesantito dalle case di cura private che fanno registrare percentuali nettamente piu’ alte.

“C’è una evidente distorsione del sistema – spiega l’assessore Russo – che non trova nessuna spiegazione epidemiologica e  incide pesantemente sui conti della Regione siciliana, senza in alcun modo offrire maggiori garanzie di sicurezza alle pazienti. Spesso il ricorso al parto cesareo è motivato da una carente o errata informazione che viene fornita alle gestanti o da una cattiva organizzazione ospedaliera, ma ci sono anche ragioni economiche che orientano le scelte delle strutture: con le attuali tariffe, infatti, la Regione rimborsa una cifra quasi doppia per un parto cesareo.”

Il decreto, che prende atto delle risultanze del tavolo tecnico appositamente istituito, prevede un rimborso di 1.900 euro per tutte e tre le principali classificazioni di parto (DRG)  finora  remunerate in modo diverso: il parto vaginale senza complicazioni viene pagato  1.489 euro; quello vaginale con sterilizzazione e/o dilatazione e raschiamento 1.945 euro; quello cesareo senza complicanze 2.359 euro. La cifra di 1.900 euro, in sostanza, rappresenta una media ponderata delle tre  tariffe. Il decreto prevede inoltre che la tariffa del parto vaginale venga aumentata di altri 300 euro se effettuato in analgesia (per questo tipo di parti saranno presto emanate nuove linee guida) o a una donna che ha gia’ avuto in precedenza parti cesarei.

“Le linee guida ministeriali – aggiunge l’assessore Russo – sottolineano come al maggiore ricorso alla pratica chirurgica non corrisponda una riduzione del rischio materno-fetale. I dati, che mettono in cattiva luce la Sicilia, ci impongono l’esigenza di mettere in atto al più presto una radicale riorganizzazione dell’area materno – infantile. Anche in questo caso bisogna incidere profondamente sugli aspetti culturali e della comunicazione oltre che della trasparenza: chiederemo agli operatori sanitari di offrire alle donne in gravidanza adeguata informazione riguardo alla gestazione e alle diverse modalità di parto seguendo  le raccomandazioni delle linee guida ministeriali”.