di Redazione
Aveva già anticipato di aver intenzione di restare in Forza Italia fin quando ci sarebbero stati margini, anche minimi, di manovra. E questi margini l’onorevole Riccardo Minardo se li sta cercando di ricavare. Per raggiungere l’obiettivo ha chiamato direttamente in causa tutto il gotha di Forza Italia, a partire dal presidente Silvio Berlusconi e, poi, a cascata, il coordinatore nazionale Sandro Bondi, il coordinatore regionale Angelino Alfano e il commissario provinciale Innocenzo Leontini. Lo ha fatto con una lettera, controfirmata da 42 iscritti al partito e facenti parte del gruppo di Riccardo Minardo, invoca, «come primo e chiaro segnale di riconoscimento del ruolo politico ed elettorale, una presenza all’interno della giunta provinciale e un’altra nell’esecutivo del comune capoluogo».
E’ lo spazio minimo di cui il deputato nazionale aveva parlato quando la voce di una sua trattativa con Mpa è stata confermata dal gran capo degli autonomisti Raffaele Lombardo. Ed infatti, nella lettera, Minardo chiarisce che «a queste condizioni il gruppo sottoscritto è pienamente disponibile a proseguire in modo costruttivo e produttivo. Diversamente, sarà costretto ad effettuare tutte le valutazioni che il caso impone». Esplicitarle non è poi tanto difficile: ascoltare il canto delle sirene dell’Mpa e lasciarsi ammaliare da esse. E’, ovvio, una considerazione che Minardo non fa, ma essa rappresenta la naturale conseguenza di quanto si è detto e scritto in questi mesi.
Il deputato forzista ribadisce che «il gruppo ha rappresentato sempre la più fedele e responsabile classe dirigente di Forza Italia, ma ha anche un preciso dovere, che non può disattendere, nei confronti dei propri elettori che lo hanno legittimato con il voto: quello di rappresentarli sempre con tutta la grinta ed energia, senza permettere mai che un dirigente di partito, o chiunque esso sia, possa emarginarlo in nome di altri progetti o valori lontani dagli ideali di liberalità e democrazia». Per Minardo, tutto questo «dal giorno successivo alle elezioni amministrative non è stato possibile».
A sottoscrivere la lettera, insieme a Minardo, sono stati consiglieri comunali e di circoscrizione, assessori, componenti del direttivo Asi, il commissario dell’Aapit Pietro Barrera e candidati alle amministrative della scorsa primavera. La decisione di rivolgersi a tutto il gotha di Forza Italia è maturata in questo ultimo periodo, dopo aver atteso un segnale, che, però, non è mai arrivato. A questo punto, Minardo, che aveva chiesto al presidente della Provincia Franco Antoci, che gli fosse assegnata la delega al Turismo, alla quale ambisce anche il vice presidente Girolamo Carpentieri, stesso partito ma gruppo opposto, ha deciso di uscire allo scoperto e chiedere un riconoscimento al suo peso politico.
E’ inutile negarlo, questa è l’ennesima puntata della lunga lite interna a Forza Italia, che vede contrapposti i “pezzi da 90”. Minardo ha sempre avuto un filo diretto con Innocenzo Leontini. Adesso bisognerà vedere se questo esiste ancora e se Leontini farà in modo di andare incontro alle sue richieste. Di certo, Giovanni Mauro non muoverà un dito. Per lui, Minardo è già out da tempo.
Nella lettera si segnala che «un cospicuo gruppo di iscritti ad non continua a non godere della stessa considerazione e dello stesso rispetto che viene riservato dai vertici di Forza Italia ad altre componenti». Questa disparità, si fa presente, «trova conferma in ogni scelta del partito che rivesta una certa importanza politica o amministrativa e che non può trovare smentita in alcuni incarichi concessi gioco forza». In pratica, il gruppo Minardo denuncia che «Forza Italia in provincia ha assunto una dimensione differente rispetto all’orientamento nazionale: mentre si sta affidando alla base e alle periferie un ruolo sempre più rilevante per rafforzare la presenza sul territorio, in provincia ha assunto sempre più una dimensione verticistica», in cui «il partito ha avuto la dimensione di sanzione punitiva verso alcuni e di premialità verso altri».
Una lunga battaglia interna
Forza Italia nella nostra provincia vive sulle posizioni dominanti dei tre parlamentari Innocenzo Leontini, Riccardo Minardo e Giovanni Mauro. La convivenza però è stata sempre assai complessa.
Quarto incomodo ma in crescita è il nipote di Riccardo, Nino Minardo, che chiede il suo spazio.
L’avvento di Nino Minardo ha rotto i delicatissimi equilibri che si erano creati e l’onorevole Minardo si è sentito messo da parte per far spazio al nipote.
L’alleanza con Innocenzo Leontini ha consentito al deputato di avere i suoi spazi, che adesso però si sono ristretti. Mentre Mpa è pronta ad aprirgli le porte.
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