Lettere in redazione
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13/03/2019 18:04

Mio padre malato di cuore, curato con amore all’ospedale di Modica

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

di Lettera firmata

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L'ospedale Maggiore
L'ospedale Maggiore

Modica – Faccio parte di quella pletora di siciliani che cercano e trovano il loro percorso di studi e professionale altrove, fuori dai confini isolani. Sono Biagia, siciliana, che a 18 anni è partita con il suo fazzoletto di cose ed è approdata a Roma per studiare medicina. Attualmente sono neurochirurgo tra Roma e Frosinone. Eppure ho sempre ritenuto che i veri coraggiosi sono quelli che rimangono. I veri coraggiosi sono le persone che lavorano in Sicilia “nonostante tutto”, sono i medici che rimangono nelle corsie della tanto blasonata sanità locale. Ed io per prima confesso di aver ritenuto a volte la sanità siciliana non all’altezza, poco preparata, non idonea al trattamento di patologie gravi: ebbene, mi sono dovuta ricredere.

Mio papà, affetto da scompenso cardiaco acuto ed insufficienza respiratoria, è stato ricoverato in urgenza presso il reparto di cardiologia di Modica, ed è stato preso in cura dalla dottoressa Guarrella e dal dottor Solarino, che hanno dimostrato oltre a una sconfinata umanità, delle qualità professionali eccellenti.
“Nonostante” le difficoltà gestionali di un reparto sempre affollato di degenti e di familiari (in primis i miei) presenti e spesso opprimenti, che non capiscono la necessità di rispettare orari visita e tempi del giro visite dei medici o degli infermieri e di consentire quindi al personale sanitario di lavorare in un ambiente sereno, loro hanno sempre una parola gentile e di conforto per tutti.

“Nonostante” le difficoltà logistiche di chiedere consulenze agli ospedali viciniori o di eseguire una ecografia (l’unico addetto all’esecuzione delle ecografie non in urgenza non lavora più presso l’ospedale), loro hanno sempre dimostrato tenacia e perseveranza, dedizione e presa in carico dei malati a 360 gradi.
Il mio ringraziamento, da collega, va a voi, che nonostante i “nonostante” siete rimasti in frontiera a prendervi cura della nostra terra e due suoi abitanti.
Il mio ringraziamento, da figlia, va a voi, che avete salvato la vita di mio papà, e a tutto il personale infermieristico e non, che con affetto e professionalità si è preso cura di lui.
Ve ne sarò per sempre riconoscente.