Aurora Ruffino, l'attrice diventata nota al pubblico per la fiction "Braccialetti Rossi", è anche autrice del libro “Volevo salvare i colori”. La 35enne di Torino è stata ospite, giovedì 27 novembre, nel salotto de La Volta Buona, il talk condotto da Caterina Balivo su Rai1 dalle 14.
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Quarta di sei figli, Aurora Ruffino nasce il 22 maggio del 1989 (ha 35 anni), cresce a Druento (Torino), paese nel quale ha frequentato le scuole elementari e medie. All'età di 5 anni, perde la madre Fiorinda, deceduta nel dare alla luce il sesto figlio.
Poco tempo dopo, il padre Giuseppe si risposa, ma viene successivamente condannato a 9 anni di carcere e gli viene revocata la patria potestà in seguito a un'approfondita indagine all'interno del contesto familiare, dovuta a un'accusa di violenza su minore: per questo motivo, Aurora e i suoi cinque fratelli vengono cresciuti dai nonni materni e dalla loro zia materna.
Fin da adolescente Aurora Ruffino dimostra un interesse particolare nei confronti della recitazione, che la porta a iscriversi al corso di teatro della scuola. Conseguito il diploma decide di continuare gli studi alla scuola di danza e interpretazione Gipsy Musical Academy di Torino. Esordisce come attrice nel film La solitudine dei numeri primi, uscito nel 2010. Dopo il debutto si trasferisce a Roma per studiare presso il Centro sperimentale di cinematografia, conseguendo il diploma nel 2013. Nell'autunno del 2012 diviene nota al grande pubblico per il ruolo di Benedetta Ferraris-Costa nella miniserie trasmessa da Rai 1 Questo nostro amore, dove recita a fianco di Neri Marcorè e Anna Valle.
Partecipa al video musicale ufficiale dei Modà della canzone "Se si potesse non morire", arrivata 3ª al Festival di Sanremo 2013, colonna sonora del film Bianca come il latte, rossa come il sangue, dove recita nel ruolo di Silvia. Nello stesso anno è protagonista del cortometraggio a tematica LGBT Ad occhi chiusi. Nel 2013 è protagonista del mediometraggio Banza Kiri!. Nel 2014 è tra i protagonisti della serie televisiva campione d'ascolti Braccialetti rossi, dove interpreta Cris, una ragazza che soffre di anoressia, e di Una Ferrari per due, film TV del ciclo Purché finisca bene, entrambi trasmessi da Rai 1. Nell'ottobre dello stesso anno torna a recitare nel ruolo di Benedetta Ferraris-Costa nella seconda stagione di Questo nostro amore, rinominato Questo nostro amore 70. Nel febbraio 2015 è di nuovo in onda con la seconda stagione di Braccialetti rossi.
Tra il 2015 e il 2016 gira la terza stagione di Braccialetti rossi. Quindi gira il cortometraggio Ningyo, sponsorizzato da Renault e diretto da Gabriele Mainetti che viene presentato in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia. Dal 16 ottobre 2016 al 1º dicembre 2016 è di nuovo Cris, in Braccialetti rossi 3. Verso la fine del 2016 gira la terza stagione di Questo nostro amore, rinominato Questo nostro amore 80, che viene trasmessa su Rai 1 nell'aprile del 2018. Nel 2018 partecipa anche alle seconde stagioni di Non dirlo al mio capo, dove interpreta la giovane avvocata Cassandra Reggiani, e de I Medici, in cui interpreta il ruolo di Bianca de' Medici. Nel 2022 è una dei protagonisti della serie televisiva Noi. Nel 2023 è nel cast di Black Out - Vite Sospese, trasmesso da Rai 1 a partire dal gennaio dello stesso anno. Nel 2024 pubblica il suo primo libro “Volevo salvare i colori”.
Con il suo libro Volevo salvare i colori affronta i dolori della sua vita. Vanessa è la protagonista che ha il coraggio di guardare in faccia certi demoni - la morte di sua madre, l'infanzia e l'adolescenza vissuta insieme ai nonni, l'abbandono del padre - che aveva relegato a lungo in un angolo buio. Aurora ha perso la mamma quando aveva 5 anni. «Per colpa di alcune complicanze dopo il parto del mio fratello più piccolo. Ho provato a immaginare cosa deve aver provato negli anni a venire ed è per questo che, sentendo la responsabilità di quello che stavo raccontando, ho scelto di parlare con lui per chiedergli se gli andasse bene - racconta a Vanity fair l'attrice - Mi ha risposto di sì, e questo mi ha tranquillizzato. Resta che sia io che i miei fratelli abbiamo affrontato lo stesso dolore, anche se eravamo di età diverse. Tutti siamo stati chiamati a fare i conti con un'assenza che ha, inevitabilmente, inciso sulle nostre vite».
La morte della madre
Per affrontare il dolore Aurora si trasforma nella bambina perfetta «come se volessi sentirmi speciale per qualcuno». L'attrice aveva bisogno di essere la "preferita" da qualcuno e questo l'ha portata a inaridirsi. «Se mi sentivo commuovere, mi arrabbiavo con me stessa. Per tantissimi anni l'idea di piangere mi ha fatto schifo», prosegue su Vanity. Poi a 20 anni quelle lacrime tratteute per troppo tempo scendono, e lei racconta così quel momento al settimanale: «A 20 anni mi sono concessa per la prima volta di piangere per mia madre. Ero a Roma per studiare al Centro Sperimentale, per la prima volta da sola dopo essere cresciuta una vita in una famiglia di nove persone. Nella mia stanza è successo qualcosa, una sorta di attacco di panico come quello che affronta Vanessa nel libro, e questo mi ha portata a piangere. Per anni mi sono detta di essere sempre felice e di stare bene probabilmente per salvarmi. In quell'occasione mi sono concessa il lusso di soffrire». Con il padre invece non ha rapporti.
La vita privata
Nonostante si sia vociferato di un flirt tra Aurora Ruffino e Gianmarco Saurino, in realtà dal 2016 l’attrice è fidanzata con un giovane ingegnere francese, Maxime, conosciuto durante una vacanza in Francia. Nel corso di una intervista concessa al magazine Donna Moderna, Aurora Ruffino si era così espressa sulla storia con Maxime, che ha costretto i due a fare la spola tra i rispettivi paesi d’origine. «Fino al 2019 ci siamo divisi fra Italia e Francia. Poi Maxime ha ricevuto un incarico a Torino: era il 2020! Abbiamo passato tutto il lockdown insieme e la scoperta è che noi due, 24 ore su 24, stiamo benissimo, anzi meglio. Ora abbiamo casa a Lione» e aggiunge «È l’uomo migliore che abbia mai incontrato. Perché condividiamo lo stesso amore per la libertà e per il rispetto reciproco, abbiamo la stessa visione della vita. Perché è un uomo stimolante. E poi… lo dico? Perché in lui ho ritrovato tante somiglianze con mio nonno»