Il suo medico di famiglia se n'è accorto "grazie alla tosse persistente". Bruno Conti (Nettuno, 1955) ha raccontato alla Gazzetta dello Sport come ha sconfitto il tumore al polmone. Della diagnosi e delle cure a cui si è sottoposto al S. Andrea.
«Due anni fa mi hanno diagnosticato un tumore al polmone» rivela Bruno Conti in un'intervista alla Gazzetta dello Sport concessa per celebrare i 70 anni, che compirà giovedì 13. La bandiera della Roma — dopo la gloriosa carriera da calciatore, una breve da allenatore, adesso è coordinatore del settore giovanile —, 50 stagioni in giallorosso (più due di prestito al Genoa come sola parentesi), spiega: «Devo ringraziare il mio medico di famiglia, il dottor Camilli, che si è accorto subito della mia tosse persistente e il professor Rendina del Sant'Andrea per le cure che hanno funzionato. Il presidente Dan Friedkin voleva portarmi a sue spese negli Stati Uniti: conservo le sue affettuose lettere. Ora però sto bene, gli esami sono tutti a posto. E posso dire che mi è riuscito un altro dribbling…».
E allora torna a parlare della sua Roma, intesa come squadra: «È tutta la mia vita. Ancora oggi quando sento gli inni di Venditti, Fiorini e Conidi mi emoziono, mi viene la pelle d’oca. Non ho mai pensato di lasciare la Roma, neanche quando Maradona ogni volta che ci incontravamo mi diceva “vieni a Napoli”. Mio padre, romanista fino al midollo, non me l’avrebbe mai perdonato».