Roma - Come divenne Montalbano?
«In una piccola libreria comprai un romanzo di Camilleri: era Il cane di terracotta. Scoprii questo personaggio strepitoso. Avrei comprato volentieri i diritti, ma non avevo né i soldi, né il nome. Per fortuna se li procurò un piccolo produttore, Carlo Degli Esposti. Dissi alla mia agente: anche se cercano un attore alto e biondo, voglio quella parte. Scelsero me».
Così Luca Zingaretti stamani racconta ad Aldo Cazzullo e ai lettori del Corriere della sera come sopravive alla morte del Commissario Montalbano.
Camilleri che disse?
«Che avrei fatto un bel lavoro. Anche se lui aveva in mente un altro tipo di attore, tipo Pietro Germi quando fa il commissario Ingravallo».
Forse Camilleri avrebbe voluto che il pubblico identificasse Montalbano con il suo autore, cioè con lui, anziché con il suo interprete, cioè con lei.
«È possibile che talora si sia seccato, quando qualcuno gli chiedeva del Montalbano personaggio della fiction anziché del personaggio letterario; tanto che poi in Riccardino, il suo ultimo romanzo, ci ha anche scherzato sopra. Ma Camilleri era superiore a queste cose. Prima di un grande scrittore, era stato un grande uomo di spettacolo. Conosceva la differenza».
Non soltanto l’ennesima replica di Montalbano vince ancora la serata tv; la fiction è stata esportata in tutto il mondo, America compresa. Qual è il segreto?
«I segreti sono tre. Una scrittura magica, propria della scuola siciliana, in cui il bianco è nero e il nero è bianco. La scelta di Degli Esposti di girare quasi tutto sull’isola, con un regista di Gallarate come Alberto Sironi che creò uno scollamento dalla realtà senza che lo spettatore se ne accorgesse, ad esempio mettendo in scena una Sicilia senza traffico. E un cast d’eccezione, che ha inventato un modo di recitare all’apparenza naturale eppure artefatto, da commedia dell’arte con note tragiche. A volte pare un film di Almodovar, a volte Boldi e De Sica, a volte Bergman».
Montalbano ha avuto un solo momento di impopolarità: quando lasciò la fidanzata al telefono.
«Credo sia stato uno stress test cui Camilleri sottopose il personaggio. Gli fece fare una cosa non da lui, per vedere se il pubblico avrebbe perdonato il tradimento. Infatti quella scena la girai in modo diverso; come se non fosse il vero Montalbano. Che avrebbe preso un aereo, sarebbe andato a Boccadasse, e avrebbe detto alla sua donna negli occhi: il nostro amore è finito».
E la morte di Montalbano?
«Ho dato molto, ho avuto tantissimo. È stata una cavalcata meravigliosa. Ma dovevo imparare a sopravvivergli».