L'Asp indaga sul medico che ha operato
di Gabriele Giannone


Modica – E’ morto per un intervento che era stato sconsigliato da ben tre medici e senza alcun consenso informato (ovvero l’autorizzazione del paziente a ricevere un qualunque trattamento sanitario), un chimico di Scicli, per un presunto caso di malasanità all’Ospedale “Maggiore” di Modica.
Il reparto finito nell’occhio del ciclone è la cardiologia, dove il 72 enne era stato sottoposto alla toracentesi, una pratica medica utilizzata per la diagnosi e il trattamento di affezioni pleuriche.
Il paziente, noto professionista sciclitano, era giunto in ospedale in condizioni già critiche, infartuato, dializzato e con un versamento pleurico cronico. Condizioni che hanno indotto ben tre medici (il medico curante, l’anestesista e lo pneumologo) a sconsigliarne l’aspirazione del liquido tramite la toracentesi ed in considerazione del fatto che il paziente, secondo quanto riferiscono i familiari, aveva mostrato cenni di ripresa dopo essere stato ricoverato alcuni giorni in rianimazione, tant’è che ne era stato disposto il trasferimento in reparto. In cardiologia appunto.
Una evoluzione clinica che di per sè apparirebbe scontata e avvalorata anche dal fatto che i familiari si erano opposti di fronte a quella disposizione del cardiologo che, invece, ha eseguito l’intervento direttamente nel letto del paziente, non tenendo conto del diniego di una delle figlie. Una insufficienza cardiorespiratoria ne ha poi determinato il decesso.
Ma cosa è successo la mattina del 23 maggio nel reparto di cardiologia? Perchè il cardiologo non ha tenuto conto di quanto contenuto nella cartella clinica del paziente? Perchè non sono state rispettate le procedure che impone il rigido protocollo sul consenso informato?
A queste domande dovrà dare una rapida risposta la direzione generale dell’Asp, che al momento mantiene il massimo riserbo, anche se pare siano già partite alcune formali contestazioni.
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