di Redazione

Cessato il feudalesimo, Francesco I di Borbone emana un decreto per cui..”La borgata detta “Il Pozzallo”, attualmente dipendente dal Comune di Modica… è eretta in separato Comune”.
Alla caduta del feudalesimo e quindi con la costituzione dei comuni, i territori comunali non furono assegnati per virtù dello spirito santo, ma al contrario, con precisa regola che riconosceva come limite al territorio comunale il limite dei possedimenti facenti capo a residenti del suddetto comune.
Il territorio di Pozzallo venne fuori dall’intersezione tra i possedimenti delle famiglie Bruno (Ispica), Cundari (Maganuco e Fargione), Rizzone (Zimmardo inferiore), Giunta (Pozzallo) e il ramo pozzallese della famiglia modicana Tedeschi.
Fatta breve premessa storica, veniamo all’attualità. Stando ai giornali, il comune di Pozzallo nelle persone del Sindaco Giuseppe Sulsenti, e dell’avvocato Enzo Galazzo, consulente legale, si presentano alla corte del buon Buscema presentando la richiesta di estendere il proprio territorio comunale verso le contrade Fargione, Maganuco, e poco altro facenti capo a Modica. Questi i fatti.
Proviamo a fare un ragionamento, che sia di senso compiuto dalle premesse alle conclusioni, indagando la ragione primigenia che spinge il comune marinaro a tale richiesta: sono state addotte molteplici tesi, tra le quali, la più attuale, vuole Pozzallo alla ricerca di spazio vitale.
Tralasciando l’infelicità dell’espressione, che riporta alla mente il colonialismo littorio, spazio vitale potrebbe voler dire che Pozzallo ha saturato il proprio territorio per cui non riesce ad avere una ulteriore espansione.
E’ certamente una motivazione alta, che non potrebbe non riscuotere consenso, anche nell’animo del buon modicano.
Ma il modicano, sebbene zonno per virtù, rimane sperto per vizio.
E il modicano proprio non riesce a spiegarsi come il sindaco Sulsenti, lottando eroicamente per non negare “l’espansione” ai propri concittadini, abbia chiesto proprio quelle due contrade.
A questo punto il lettore, che però non deve essere zonno, si chiederà cosa hanno di particolare queste due contrade.
Ebbene, contrada Fargione è un ASI (agglomerato di stabilimenti industriali) e, come tale, non vi si possono costruire villette, mentre contrada Maganuco è, stavolta non per volontà dei modicani, una zona SIC (sito di interesse comunitario), vi insistono oltre al depuratore della zona industriale gli stagni in cui vengono a nidificare gli uccelli migratori, e le dune di sabbia che, crisi permettendo, sono ancora demanio pubblico.
A meno che non stiano pensando ad una palazzina dirimpetto al depuratore non esistono altri luoghi dove insediare una nuova espansione. Delle due una: o l’errore è talmente grossolano da indurre lo stesso sindaco a ritirare la proposta, o la motivazione che accompagna la richiesta è palesemente falsa.
Poiché da molti anni a questa parte la richiesta viene reiterata, converrete sul fatto che è vera la seconda.
A questo punto il buon senso vorrebbe che si spostasse la discussione su un terreno favorevole, quantomeno per chi stesso avanza la proposta. E’ un capitolo che potrebbe titolarsi, che so, Zimmardo.
Fermiamoci un secondo per inquadrare territorialmente questa zona: a nord di Pozzallo il limen territoriale è la provinciale Modica-Pozzallo. Da un lato contrada Zimmardo inferiore, territorio di Modica, dall’altro contrada Bosco Pisani, territorio di Pozzallo. Da un lato campagna incontaminata e due ville del settecento, dall’altro capannoni artigianali e villette, tante villette. Proviamo a chiederci cosa farebbe Pozzallo di questa porzione di territorio ancora incontaminata; forse quello che ha fatto dall’altro lato della provinciale?
Facciamo ancora un passo indietro: Pozzallo ha realmente questo bisogno? Premesso che occorrerebbe essere ciechi da entrambi gli occhi per sostenere la saturazione del territorio di Pozzallo, non mi risulta che ci sia stato nessun movimento popolare, nessuna attività da parte di coloro i quali potrebbero e dovrebbero sentire il bisogno di pagare l’ici a Pozzallo piuttosto che a Modica. Negli anni ’50 a Frigintini si formò un movimento popolare che chiedeva, per vicinanza amministrativa, di essere annesso a Modica e non a Noto. La richiesta era sentita nel territorio, partiva dal basso e venne accolta di buon grado da entrambe le parti. Oggi, nulla di tutto ciò accade.
Federico Roccasalva
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