Attualità
|
10/10/2025 09:03

Morta Maria Cristina Gallo, la prof che denunciò lo scandalo di referti in ritardo. Il suo arrivò dopo 8 mesi

Denunciò ritardi negli esami istologici: aspettò 8 mesi per un risultato

di Redazione

Mazara del vallo, Trapani – Maria Cristina Gallo, 56 anni, la professoressa che denunciò ritardi nella consegna di esami istologici dopo la biopsia a cui era stata sottoposta per una grave malattia, è morta a Mazara del Vallo. Il referto le fu consegnato otto mesi dopo il prelievo del tessuto da analizzare. Dalla sua denuncia è scaturita un’inchiesta della Procura di Trapani, ancora pendente, in cui sono indagati dieci medici.

L’isterectomia e l’esame istologico

L’esame istologico fu richiesto nel dicembre del 2023 dopo che la donna subì un’isterectomia all’ospedale di Mazara del Vallo. Il campione prelevato venne inviato al laboratorio di Anatomia Patologica di Castelvetrano, dove avrebbe dovuto essere analizzato entro poche settimane. Invece, trascorsero otto lunghi mesi — tra silenzi, rimpalli e mancate risposte — prima dell’esito dell’esame. L’esito arrivò nell’agosto 2024, ma il quadro clinico era compromesso con metastasi diffuse. «Non voglio giustizia, voglio praticare la giustizia per il futuro», disse all’epoca. Perché la sua non era una lotta per vendetta, ma un atto d’amore verso gli altri: «La mia battaglia non è né rancore né rabbia – raccontava – ma è solo per cambiare le cose, affinché si possa garantire un’ottima sanità in futuro per i nostri figli». Solo il 12 agosto 2024, dopo una lettera formale del legale della famiglia, l’Asp di Trapani consegna finalmente il referto: tumore diffuso con metastasi a polmoni, ossa e fegato. Troppo tardi per avviare tempestivamente le cure. “Se l’esame fosse arrivato nei tempi previsti, mia moglie avrebbe potuto iniziare subito le terapie”, ha denunciato il marito, che nel frattempo aveva cercato aiuto all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.

L’isterectomia e l’esame istologico

L’esame istologico fu richiesto nel dicembre del 2023 dopo che la donna subì un’isterectomia all’ospedale di Mazara del Vallo. Il campione prelevato venne inviato al laboratorio di Anatomia Patologica di Castelvetrano, dove avrebbe dovuto essere analizzato entro poche settimane. Invece, trascorsero otto lunghi mesi — tra silenzi, rimpalli e mancate risposte — prima dell’esito dell’esame. L’esito arrivò nell’agosto 2024, ma il quadro clinico era compromesso con metastasi diffuse. «Non voglio giustizia, voglio praticare la giustizia per il futuro», disse all’epoca. Perché la sua non era una lotta per vendetta, ma un atto d’amore verso gli altri: «La mia battaglia non è né rancore né rabbia – raccontava – ma è solo per cambiare le cose, affinché si possa garantire un’ottima sanità in futuro per i nostri figli». Solo il 12 agosto 2024, dopo una lettera formale del legale della famiglia, l’Asp di Trapani consegna finalmente il referto: tumore diffuso con metastasi a polmoni, ossa e fegato. Troppo tardi per avviare tempestivamente le cure. “Se l’esame fosse arrivato nei tempi previsti, mia moglie avrebbe potuto iniziare subito le terapie”, ha denunciato il marito, che nel frattempo aveva cercato aiuto all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.