Attualità
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01/02/2009 20:49

Morti sul lavoro: La fatalità che diviene regola

di Redazione

Centodue nel 2008. Il contatore delle morti bianche in Sicilia sembra non fermarsi mai. Al primo Febbraio 2009 la riffa dei numeri assurdi registra un triste “ 9 ” sul tabellone delle vite spezzate. Quattro morti nella provincia di Caltanissetta, tre in un solo giorno, uno a Trapani, uno in Provincia di Messina, l’ultimo, ieri, nell’Agrigentino.
Un bollettino di guerra dai numeri che sembrano impazziti che colloca la nostra regione in controtendenza rispetto alla media nazionale. In Sicilia le morti bianche aumentano. Un andamento decisamente al rialzo, più venti per cento rispetto al Gennaio 2008, più di due morti a settimana dal primo Gennaio 2009. Lavorare in Sicilia vuol dire morire, più che altrove.
E morire sul lavoro vuol dire che qualcosa o tante cose non hanno funzionato. Mancano i controlli degli organi preposti, manca una politica seria di prevenzione e di sorveglianza. Le vite dei lavoratori, in Sicilia, sono affidate al caso e al silenzio. Il buon senso dei datori di lavoro, dove esiste,  fa il paio con la prudenza degli operatori, laddove prudenza e buon senso s’incontrano e divengono regola, per non morire.
Eppure gli strumenti per colpire tutte le aziende che non rispettano le prescrizioni sulla sicurezza del lavoro ci sono. Le misure per fermare questa scia di morte esistono. Non occorrono nuove leggi. La soluzione quasi matematica, certa e inconfutabile, alla sorte dei numeri assurdi delle morti bianche risiede in una politica certa di formazione, informazione e controllo: cultura della sicurezza, lavoratori regolarizzati e, soprattutto, lavoro sicuro e rispetto delle regole.
Politica e sindacato devono iniziare a sporcarsi le mani lavorando seriamente alla questione. Circoscrivere il mandato elettorale nel confine del cordoglio ai familiari delle vittime del lavoro non serve. Morire di lavoro in Sicilia non è una semplice fatalità. Morire di lavoro in Sicilia è la regola. Nei cantieri e dentro le fabbriche la strage continua, ineluttabilmente.