Per anni è stato presenza fissa sulle pagine di Repubblica
di Redazione
Milano – È morto a Milano il vignettista Giorgio Forattini; aveva 94 anni. È stato per molti anni una presenza fissa sulle pagine di Repubblica. È stato l’umorista che ha raccontato e disegnato i personaggi della Prima Repubblica: Andreotti, Craxi (spesso ritratto con la divisa mussoliniana), Pertini, Spadolini, Berlinguer ma anche Agnelli o il Papa sono stati i bersagli della sua ironia tagliente. Ma la sua matita ritrasse e «colpì» anche i protagonisti della successiva fase politica.
I suoi esordi risalgono agli inizi degli anni ’70 sulle pagine del quotidiano «Paese Sera» dove creò una striscia quotidiana.
Si diceva che una sua vignetta fosse più efficace di un editoriale nel descrivere e commentare la situazione politica. Di certo Giorgio Forattini, è stato un campione della satira, capace di divertire i lettori, ma anche di indurli a riflettere con il suo tratto inconfondibile e con il talento che gli dettava soluzioni sempre nuove per mettere alla berlina la classe dirigente. Faceva sorridere i lettori, ma a volte faceva anche arrabbiare i suoi bersagli. Soprattutto quelli di sinistra, perché di solito (ma non sempre) i democristiani, bisogna dirlo, si mostravano più tolleranti.
Forattini aveva lavorato per molte testate: «Paese Sera», «Panorama», «la Repubblica», «L’Espresso», «La Stampa», «Il Giornale». I suoi disegni prendevano di mira tutto l’orizzonte politico, con alcune raffigurazioni che sono rimaste proverbiali: Giovanni Spadolini nudo, Bettino Craxi mussoliniano con gli stivaloni e la camicia nera, Ciriaco De Mita con la coppola, Giovani Goria senza lineamenti del viso, Romano Prodi con la tonaca da prete cattocomunista, Walter Veltroni in forma di bruco, Giuliano Amato nelle vesti di Topolino, Umberto Bossi in quelle di Pluto, Matteo Renzi in quelle di Pinocchio. Ce n’era davvero per tutti. Si calcola che nella sua carriera Forattini avesse realizzato, di solito con cadenza quotidiana, qualcosa come 14 mila vignette, che aveva raccolto poi in decine di libri, dei quali sono stati venduti circa tre milioni e mezzo di copie. Numeri eloquenti, di tutto rispetto.
Nato a Roma il 14 marzo 1931, figlio di una famiglia borghese piuttosto rigida, il giovane Giorgio si era subito comportato da ribelle: si era sposato molto presto e nel 1953 aveva abbandonato gli studi di Architettura per trovarsi un lavoro. Aveva fatto un po’ di tutto, anche l’operaio, ma soprattutto il rappresentante di commercio. Poi, quarantenne, stanco di girare l’Italia in lungo e in largo, aveva riscoperto la propensione artistica e la vena ironica coltivate da studente. Assunto come grafico e disegnatore al quotidiano «Paese Sera», vicino ai comunisti, Forattini si era presto messo in luce, soprattutto con una vignetta rimasta storica all’indomani del referendum sul divorzio: l’allora segretario democristiano Amintore Fanfani (noto per la sua bassa statura e paladino della battaglia antidivorzista) vi era effigiato come il tappo espulso da una bottiglia di spumante con la scritta «No» per simboleggiare la vittoria dello schieramento contrario all’abolizione della legge Fortuna-Baslini. Un piccolo colpo di genio.
Nel 1976 Forattini aveva partecipato alla nascita del quotidiano «la Repubblica» di Eugenio Scalfari e qui aveva consolidato la sua fama di matita tagliente nel colpire a destra e a manca. Si ricorda per esempio, dopo l’uccisione della giovane Giorgiana Masi nel corso di incidenti di piazza nel maggio 1977, un disegno in cui ritraeva l’allora ministro dell’Interno Francesco Cossiga travestito da manifestante con la pistola in mano, in tutto e per tutto simile a uno degli agenti in borghese che avevano partecipato agli scontri.
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