Lettere in redazione
|
03/10/2013 00:17

Naufragio di Scicli, il cordoglio del Vescovo Staglianò

Chi è forestiero su questa terra?

di Antonio Staglianò

Meteo: Scicli 30°C Meteo per Ragusa
Il pubblico della commemorazione
Il pubblico della commemorazione

Noto – Carissimi,

vi saluto di cuore tutti quanti, in questa ora tragica della nostra storia umana, e vorrei manifestare da subito la mia vicinanza, la mia solidarietà per questo momento che ci unisce in sentimenti di mestizia e dolore, anche di rabbia e sconcerto. Il male incalza e tutti noi siamo chiamati a sconfiggerlo con il bene. Uniti lottiamo dunque per la giustizia nel mondo, da fratelli accogliamo altri fratelli che fuggono dalle periferie disagiate del mondo, per contribuire così fattivamente a costruire la pace.

Vorrei che tutti aprissimo gli orecchi del cuore e ascoltassimo quanto Dio dice nella Scrittura, in  Dt 10, 17-19: « il Signore vostro Dio, lui è il Dio degli dèi, il Signore dei signori, il Dio grande, forte e terribile che non fa preferenza di persona né prende regali, che fa giustizia all’orfano e alla vedova, ama il forestiero e gli dà pane e vestito. Amate dunque il forestiero, perché anche voi siete stati forestieri nella terra d’Egitto».

L’ennesimo sbarco di immigrati lungo le coste della nostra diocesi ripropone in tutta la sua tragicità la realtà di tanti profughi che in numero sempre crescente lasciano la loro patria di origine alla ricerca di condizioni umane più dignitose, spesso spinti dalla recrudescenza di conflitti interni che tendono a coinvolgere singoli e famiglie intere nelle loro spirali di violenza.

Tale dramma è stavolta aggravato dal fatto che ben tredici giovani vite, annegate sulla spiaggia di Sampieri, nel triste destino di morire proprio in vista della terra agognata, vittime non solo di una sorte beffarda, ma dello stesso meccanismo di degrado umano e morte che sfrutta e lucra su questi viaggi della speranza dagli esiti a volte letali.

Impossibilitato a partecipare per improrogabili impegni precedentemente presi alla vostra veglia cittadina, in cui tutta la comunità civile e le diverse confessioni religiose di Scicli, si apprestano ad esprimere il loro dolore per queste vittime innocenti dell’egoismo umano, mi sento spiritualmente vicino a tutti voi e saluto cordialmente il Signor Sindaco e le Gentili Autorità costì presenti.

Permettetemi di esprimere anzitutto le mie condoglianze alla comunità cristiana eritrea che piange questi suoi figli e di assicurare la mia preghiera di suffragio per questi fratelli defunti.

Così come accomuno nel ricordo orante anche gli altri eritrei sbarcati e superstiti della sciagura che si trovano ricoverati negli ospedali o presso il centro di accoglienza di Pozzallo.

Ma permettetemi anche di ringraziare tutti quanti, autorità e semplici cittadini di Scicli, in questa occasione hanno espresso la loro solidarietà verso questi nostri fratelli nel momento del disagio.

Penso in particolare agli abitanti di Sampieri e al loro parroco, Don Giuseppe Agosta, che si sono prodigati fin dall’inizio nell’accoglienza, aiutando tante persone nello sbarco, rifocillandole e accudendole, e soprattutto rincuorandole con animo fraterno; così quanti hanno espletato il pietoso ufficio del recupero e della cristiana composizione delle salme.

Questa testimonianza commovente della città di Scicli sia segno di uno stile nuovo che non solo in ambito locale ma anche in ambito nazionale ed internazionale riesca a scorgere nel volto dell’altro non più il volto dello straniero ma dell’amico e fratello che nella sua povertà ci interpella e ci spinge ad impegnarci, ognuno per la sua parte, per la costruzione di un mondo più umano, segno del Regno di Dio che viene, Regno di giustizia e pace, regno di fraternità e di amore, Regno di verità e di vita.

Vi benedico di cuore, Nel Signore risorto dai morti, nostra unica e vera speranza,