Percezione aumentata
di Irene Savasta

Noto – Noto Antica potrà rivivere grazie ad un’opera di realtà aumentata. Fantascienza? No, soltanto il frutto dell’ingegno di un gruppo di giovani universitari siciliani e di professori universitari dell’università degli studi di Palermo e Catania.
Si chiama “EFIAN: Experimental Fruition Ingenious Ancient Noto”. Il nome del progetto è piuttosto altisonante e molto complicato da pronunciare per chi non è pratico dell’inglese. In parole povere, il sito archeologico di Noto Antica, patrimonio dell’UNESCO, luogo che è stato raso al suolo durante il terremoto dell’11 gennaio 1693, potrà rinascere perché verrà ricostruito virtualmente. Giovani ricercatori universitari siciliani, professori universitari di Palermo e Catania e giovani professionisti siciliani di società private, si sono uniti per realizzare un progetto unico nel suo genere, grazie all’utilizzo di moderni strumenti di installazioni virtuali di nuova generazione.
Sarà la prima opera di realtà aumentata in Sicilia e si prevede la sua realizzazione entro il 30 novembre 2016. Il progetto EFIAN è stato finanziato dal M.I.U.R. (ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca) e prevede la ricostruzione virtuale delle quattro aree della città di Noto Antica, una delle più potenti prima del terremoto che la distrusse. Il sito si trova nel Parco Archeologico di Noto dove sono conservati i resti dell’antica città e a conclusione dell’opera, grazie ad un cellulare o ad un Ipod che verrà dato in dotazione dagli organizzatori, sarà possibile essere catapultati nel passato, esattamente un momento prima che il terremoto distruggesse la città. Fra i soggetti attuatori dell’opera, oltre alle già citate università di Palermo e Catania, anche le società Siquilliya di Barcellona Pozzo di Gotto e Service&Advice di Palermo. Oltre alla ricostruzione di scenari architettonici non più esistenti sono previsti percorsi interattivi e didattici finalizzati alla promozione turistica del territorio e anche nuovi modelli di musealizzazione attraverso le esposizioni digitali. Lo scopo principale, infatti, resta quello della promozione turistica di un enorme sito archeologico che si estende per circa 40 ettari.
IL PROGETTO
Il progetto si compone di due elementi: il percorso multimediale interattivo nel sito archeologico e l’esposizione multimediale interattiva. Il percorso multimediale prevede la ricostruzione virtuale delle principali architetture scomparse e ovviamente dei luoghi di aggregazione urbana. Diverse postazioni interattive segnaleranno le aree ritenute più significative e grazie alla tecnologia della realtà aumentata sarà possibile immergersi in questi scenari ormai estinti. L’esposizione multimediale, invece, sarà allestita nella sezione medievale del Museo Civico di Noto Barocca. In quest’area, infatti, sono custoditi alcuni elementi architettonici e scultorei di Noto Antica. Un’area della sala riservata a EFIAN, infatti, permetterà di costruire una nuova idea di museo e guiderà il visitatore alla scoperta del patrimonio artistico in maniera innovativa.
Il progetto è partito ufficialmente a maggio 2014. Il Comune di Noto è partner esterno e ha investito anche risorse economiche, mentre Regione Sicilia ha dato solo il patrocinio gratuito. Grazie a questo progetto, il sito di Noto Antica potrebbe tornare ad essere al centro degli interessi turistici, visto che per il momento risulta abbandonato a sé stesso ed è piuttosto trascurato.
NOTO ANTICA
Noto Barocca è famosa in tutto il mondo, grazie al fatto di essere stata dichiarata Patrimonio dell’UNESCO. Ma esisteva anche una fase antecedente al Barocco, tracce di un’epoca cancellate a causa di eventi catastrofici, come fu il terremoto del 1693. Il sito di Noto Antica, rappresenta ciò che resta di quell’epoca e custodisce ancora tracce di quel passato che, seppur difficile da ricostruire, merita di essere valorizzato. Una parte di quegli elementi architettonici e lapidei è oggi conservata al Museo Civico. Il resto, si trova ancora lì, all’aperto. La tecnologia digitale può aiutarla a farla tornare in vita. Gli studi si concentrano su quattro aree del sito: il Castello Reale, il Complesso dei Gesuiti, la Chiesa Madre e la Chiesa del Carmine. Oltre ad avere la percezione visiva del rudere, il visitatore avrà anche quella virtuale.
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